Commentiamo le elezioni greche, prima di conoscerne i risultati. Un commento più definito seguirà dopo la celebrazione. Esiste un gioco mostrato in molti film statunitensi. Due motociclisti corrono uno contro l'altro da direzioni opposte. Se nessuno devia, si ha la collisione ed entrambi si feriscono oppure muoiono. Se, invece, uno devia, l'altro, quello che non devia, vince. Chi perde è chiamato “pollo”, o “codardo”. Il nome del gioco è, infatti, Chicken Game.

I giochi (da intendere come la comprensione delle inter-azioni fra paesi) in Europa ormai da tempo sono i succitati “giochi del pollo”. Prendiamo il caso della Grecia. Se la Grecia esce dall'euro, è rovinata, non potendo importare né medicine, né materie prime, perché nessuno vorrebbe la dracma. Se la Grecia esce dall'euro, passerebbe l'idea che l'euro non è la moneta unica, ma un accordo di cambio, che come tale può essere lasciato cadere. I mercati andrebbero alla ricerca del paese che più facilmente potrebbe uscire dopo la Grecia, e chiederebbero dei rendimenti sulle sue obbligazioni così elevati da rendere – per l'ingovernabilità del bilancio pubblico – molto probabile l'uscita.

Dunque alla Grecia non conviene, per ragioni di sopravvivenza, agli altri paesi dell'euro nemmeno, perché si creerebbe una catena di scommesse sui paesi messi peggio. Senza contare che il disordine finanziario sarebbe usato come cassa di risonanza da quei politici che offrirebbero il ritorno alle monete nazionali come il toccasana alla crisi. (In Francia esplicitamente con Marine Le Pen, in Italia in maniera scherzosa con Silvio Berlusconi).

Dunque ai greci e agli altri euro-europei conviene che la Grecia resti nell'euro. Nessuno dei partiti greci – a esclusione dei vetero comunisti e dei neo nazisti – propone l'uscita dall'euro. Tutti vogliono rinegoziare i tempi e le modalità di rimborso del debito, stando nell'euro. Il punto è che cosa concretamente potrà fare chi vince, oppure, se, come possibile, non vince nessuno, ed è ancora riproponibile un governo tecnico appoggiato dai vincitori.

La Grecia è un paese privo di base industriale e in disavanzo commerciale con l'estero. La svalutazione – ossia l'uscita dall'euro e il ritorno alla dracma – non è un'opzione. Una moneta debole non incentiva le esportazioni, dal momento che non si ha nulla da esportare. Inoltre, il disavanzo commerciale fa si che la nessuno vorrebbe la dracma in cambio dei beni e servizi esportati in Grecia. La spesa pubblica greca è (in percentuale del PIL) simile a quella degli altri paesi, mentre le entrate fiscali sono molto più basse. La ricetta dovrebbe perciò essere quella di controllare le spese, alzare le entrate, portare in surplus il bilancio dello stato, e pagare senza troppa fretta il debito.

Lo scontro fra motociclisti si evita con i Greci che formano un governo con un programma credibile e con i creditori che diventano meno esigenti.