La prima narrazione afferma che l’Italia ha riconquistato prestigio, anzi persino ammirazione, perché è uscita dall’angolo in cui era finita. Mario Monti e Mario Draghi hanno mostrato che l’Italia ha una classe dirigente di livello internazionale. Seri, preparati, cosmopoliti, eleganti, essi sono emersi quando tutto sembrava perduto. L’incontro con Obama perciò suggella la nuova immagine del Bel Paese.

La seconda narrazione afferma che l’Italia è sì uscita dall’angolo, ma i suoi problemi di fondo non sono risolti. Una crescita modesta, delle regioni in mano ai malavitosi, ecc. Prima o poi le sue debolezze emergeranno, e quanto fatto da Monti si vedrà che poco ha cambiato. Dunque l’incontro con Obama suggella un’immagine di breve termine.

La terza narrazione afferma che colui che ha mutato il giudizio negativo dei mercati finanziari – Mario Monti - è ricevuto da chi pensa che il giudizio dei mercati sia obiettivo (o, comunque, il migliore dei giudizi possibili) - Obama. Il debito pubblico italiano, infatti, è stato messo sotto forte pressione, quello statunitense mai. Dunque l’incontro Monti Obama è una sorta di invito nel club delle persone serie, quelle che i mercati obbligazionari giudicano affidabili.

La terza narrazione si presta, a differenza delle prime due, a un esame numerico. I mercati finanziari hanno certamente fiducia nel debito pubblico statunitense, peccato che i numeri mostrino come il controllo politico (diretto e indiretto) del debito pubblico statunitense sia di molto maggiore del controllo politico (diretto e indiretto) del debito italiano. Dunque sono fiduciosi, ma poco possono fare.

Abbiamo nelle colonne il debito posseduto dalle banche di credito ordinario (A), dalla banca centrale nazionale ( colonna B ), dalla banca centrale europea ( colonna C ), dalle altre istituzioni pubbliche come i fondi pensione che investono nel debito pubblico (colonna D), dai residenti (colonna E), e dai non residenti (colonna F). Abbiamo nelle righe i paesi. La somma dell'incrocio fra colonne e righe dei diversi paesi è pari al 100%.

A

B

C

D

E

F

Grecia

19,4

2,6

22,9

10,1

6,5

38,5

Irlanda

16,9

n.d.

16,1

0,9

2,4

63,8

Portogallo

22,4

0,8

11,2

-

13,5

52,1

Italia

27,3

4

5,3

-

26,7

36,7

Spagna

28,3

3,5

4,8

-

30,2

33,2

Germania

22,9

0,3

-

-

14,1

62,7

Francia

14

n.d.

-

-

29

57

Olanda

10,7

n.d.

-

1,1

21,4

66,8

UK

10,7

19,4

-

0,1

39,5

30,2

USA

2

11,3

-

35,5

19,9

31,4

I dati sono quelli della metà del 2011. Fonte: The Euro Crisis and the New Impossible Trinity, January 2012, www.bruegel.or

Negli Stati Uniti il debito pubblico è in mani pubbliche (banca centrale e altri organismi pubblici) per quasi il 50%. Le banche statunitensi e i residenti statunitensi hanno solo il 20% del debito pubblico. Il debito pubblico statunitense è perciò in poche mani, che sono vicine agli interessi dell'emittente (Tesoro). Il controllo sul debito è quindi notevole, ed è ancora più stringente se si considera che il debito detenuto dai non residenti (pari al 30%) è soprattutto nelle mani delle banche centrali asiatiche e dei paesi petroliferi. Gran parte del debito statunitense è perciò nelle mani di autorità direttamente o indirettamente politiche.

In Italia il debito pubblico nazionale detenuto dalle banche di credito ordinario e dai non residenti è superiore al 50% del debito pubblico. Esso quindi non è disperso ma è concentrato nelle mani di poche istituzioni più o meno lontane dal potere politico, che possono venderlo come comprarlo.

Dunque il “mercatista” Monti incontra il “colbertiano” Obama. Insomma un’inversione dei ruoli rispetto all’immaginario.

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