La ragione sembra essere il piano di espansione di Obama, ossia una forte crescita della spesa in infrastrutture. Dunque dopo che i mercati sono caduti, nonostante il taglio dei tassi, gli acquisti di attività finanziarie ed i conferimenti di capitale alle banche, in molti contano sull’efficacia della politica fiscale. Salgono i titoli delle costruzioni ed anche quelli energetici e minerari, sulla scia dell’aspettativa di una maggior domanda di materie prime.
Il piano (monetario) di Paulson fu annunciato quando il livello dello Standard & Poor’s era di 1.150 punti. Poi, in paio di mesi, è finito molto sotto gli 800 punti. Il piano (fiscale) di Obama è stato annunciato con lo Standard & Poor’s sotto i 900 punti. Vedremo dove andranno le borse.
Ribadiamo il nostro punto di vista. “Nulla impedisce che per qualche tempo i mercati azionari possano salire, esiste anche l’interesse dell’industria finanziaria a mostrare risultati migliori prima della fine dell’anno, in gergo “cucinare i libri” (cook the books), per evitare che i clienti scappino, oltre a tutto dopo una caduta del 50%. Ricordiamo che questi movimenti violenti all’insù hanno in genere vita breve. Il quarto trimestre 2008 ed il primo trimestre del 2009 dovrebbero registrare una caduta degli utili elevata. E le quotazioni, a detta degli stessi ottimisti, non sono basse, in grado di reggere degli utili inferiori, ma medie. Per investire con maggior sistematicità, consigliamo di seguire un altro metodo. La crisi di borsa finisce quando i prezzi cominciano a variare poco e quando i soldi escono da sotto il materasso. Con maggiore precisione possiamo dire che, quando abbiamo qualche giorno di volumi enormi scambiati con prezzi delle azioni in salita forte prima e stabile poi, e con i rendimenti delle obbligazioni trimestrali che diventano molto simili al tasso di sconto della banca centrale, abbiamo un segnale forte che la crisi potrebbe finire. Questo è il comportamento normale di una crisi. Per tenere conto delle caratteristiche della crisi in corso, che forse si risolve con un’enorme emissione di titoli di stato, si deve avere anche una terza condizione, quella che registra i rendimenti delle obbligazioni lunghe in leggera salita, il segno che gli investitori pensano che il debito pubblico non è pericoloso”.
Oltre ai listini, in termini di prezzi e volumi, si devono seguire gli andamenti dei titoli del Tesoro statunitense a tre e a dieci anni. Devono salire con regolarità i prezzi, con forza i volumi, molto i rendimenti a breve e poco quelli a lunga. Se tutto questo avviene, allora abbiamo un segnale di ripresa. Tutti i rimbalzi ad oggi hanno toccato solo i prezzi, ed, infatti, sono arenati.
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