Il rapporto tra i mercati finanziari e le autorità monetarie (le banche centrali) è sempre stato articolato e intenso. E’ comprensibile dato il peso determinante che le scelte di politica monetaria hanno avuto, hanno e avranno nelle scelte di portafoglio di investitori grandi e piccoli (e per le economie in generale). Lo snodo centrale del confronto è rappresentato dalle periodiche riunioni mensili dei consigli direttivi delle banche centrali durante i quali vengono definite e comunicate, attraverso la conferenza stampa o le audizioni, le nuove scelte di politica monetaria, ampiamente argomentate da elementi di analisi economica e finanziaria. Le banche centrali dispongono del supporto di prestigiosi centri studi che elaborano moli significative di informazioni non sempre alla portata del largo pubblico.
Le posizioni espresse nelle ultime riunioni della Federal Reserve americana, della Banca del Giappone e della Banca Centrale europea sono state accolte con notevole fastidio con conseguente calo dei corsi azionari ed obbligazionari. Ad occhio nudo verrebbe da pensare che le banche centrali siano in qualche modo coinvolte nelle scelte degli investitori, presupponendo un legame improprio tra istituzioni monetarie, che rispondono - con notevioli gradi di indipendenza - ai governi, e mercati finanziari. Ovviamente non è così in quanto Bernanke, Kuroda e Draghi non sono economisti di banche di investimento che suggeriscono posizionamenti di portafoglio. Anzi, per il ruolo che ricoprono è più facile che si ritrovino in conflitto con gli interessi degli investitori.
Esistono degli specialisti nelle banche di investimento che si occupano di analizzare i comportamenti e le dichiarazioni delle banche centrali arrivando a sezionare in modo maniacale ogni singola virgola e inflessione dei comunicati e delle conferenze stampa, traendo spunto per analisi e anticipazioni sugli sviluppi futuri (si chiamano central bank watchers). Nelle società di investimento le riunioni sulla lettura altrettanto maniacale dei comunicati sono particolarmente lunghe e intricate, coinvolgendo principalmente i responsabili dei portafogli obbligazionari essendo quelli direttamente impattati dalle variazioni dei tassi. Quando la banca centrale non agisce nella direzione auspicata dai mercati si dice che è stata disappointing (deludente). Ed è ciò che è appena accaduto.
Questa tornata ha fornito almeno due informazioni rilevanti: dal lato degli investitori si sono rilevate eccessive le aspettative prevalenti di un ulteriore forte attivismo da parte delle banche centrali per politiche monetarie espansive; dal lato delle banche centrali può essersi formata la percezione che forse i tempi sono ancora prematuri per una crescita troppo veloce dei tassi. La dialettica tra le parti continua e resta un elemento importante degli sviluppi futuri sia nelle scelte di politica monetaria che di allocazione dei portafogli ma è sempre bene distinguere i ruoli e gli obiettivi dei diversi attori coinvolti.
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