Una prima spiegazione dell'ascesa del Populismo potrebbe essere l'ineguaglianza, una seconda potrebbe essere il cambiamento culturale, che si manifesta come spostamento dei valori verso il cosmopolitismo. Al primo lavoro sul Populismo (1), è seguito quello sull'ineguaglianza, che è diminuita fra i Paesi, ma aumentata all'interno dei Paesi (2). Il tema del mutamento tecnologico e del suo impatto era alluso ma non sviluppato. Qui proviamo a saggiare il tema.

1 - Introduzione

Per oltre due secoli (3) la popolazione mondiale si è moltiplicata (4), e le innovazioni diffuse (5), senza che questo abbia mai prodotto una crescita che non fosse temporanea della disoccupazione (6). Altrimenti detto, nonostante l'espulsione dei lavoratori dai settori “vecchi”, l'occupazione in termini assoluti è sempre cresciuta, perché è stata assorbita nel tempo dai settori “nuovi”.

Se il futuro si presentasse come il passato, potremmo sostenere che non si ha ragione per temere gli effetti sull'occupazione delle innovazioni in corso e che verranno (7). C'è però chi teme che questa volta non andrà così proprio per l'agire delle nuove tecnologie – essenzialmente quelle legate all'Intelligenza Artificiale (8). Le quali ultime possono fare a meno dei lavori che possiamo definire di media qualificazione. Le nuove tecnologie sono perciò la causa maggiore della stagnazione ormai decennale dei salari nei Paesi sviluppati, mentre la globalizzazione è la causa minore (9).

Se le nuove tecnologie ridurranno l'occupazione nei settori tradizionali, e se la crescita dell'economia non sarà sufficiente per assorbire la cospicua disoccupazione che si sta creando, che cosa accadrà? Quando i Populisti arriveranno alla conclusione che sono le innovazioni e non gli emigranti e neppure i beni importati dai Paesi emergenti la causa della stagnazione salariale, e della diseguaglianza, che cosa accadrà? Si cercherà di imporre - per avere stabilità sociale - il congelamento delle nuove tecnologie (10)?

2 - Approfondimento

Riprendiamo il ragionamento dall'inizio e proviamo ad approfondire - la parte cospicua degli approfondimenti si trova però nelle note.

Il tentativo di congelare o frenare l'impatto delle nuove tecnologie non è un fenomeno nuovo, anzi (11), perché si è presentato molte volte nel corso dei secoli (12). Alla fine, e qualche volta dopo molto tempo, il tentativo di congelare il nuovo è stato sconfitto. Attenzione. La crescita economica facilita l'assorbimento dei disoccupati, che tali sono perché espulsi dai settori con le tecnologie tradizionali. La crescita economica facilita, ma non esaurisce il problema (13). E qui giungiamo al nodo della crescita, che oggigiorno si palesa modesta (14). Ma giungiamo anche ad un'altra considerazione che, ai fini della nostra argomentazione, è più rilevante.

Diversamente detto, non basta evocare “la crescita” per scacciare il problema. Il passaggio senza soverchie difficoltà dai settori vecchi a quelli nuovi è un fenomeno che si è manifestato quando la domanda di qualificazione era abbastanza modesta – si pensi ai braccianti diventati operai di linea. Se la domanda oggi è quella di lavori che sono o molto qualificati o poco qualificati, con quelli nel “mezzo” - quelli né troppo né troppo poco qualificati - che non sono richiesti, allora la crescita economica non dovrebbe essere in grado per sé stessa di assorbire la manodopera “di mezzo”. La crescita economica - anzi per essere precisi lo sviluppo (15) - non suddivide la sua variazione in misura eguale in tutti i settori, chiedendo delle competenze che sono in larga misura quelle esistenti. Lo sviluppo privilegia, al contrario, e soprattutto oggi, alcuni settori e chiede competenze specifiche.

3 – Prime conclusioni

La conclusione economica del ragionamento sulla tecnologia si articola così: A) le tecnologie più moderne non assorbono una manodopera generica, ma solo qualificata; B) i servizi offerti ad una popolazione in parte ricca e diffusamente anziana si espandono, generando dei posti lavori a bassa qualificazione; 3) mancano perciò le occupazioni “di mezzo”; C) si dovrebbe avere per assorbire queste occupazioni una crescita dell'economia nei settori tradizionali. Per esempio, le banche che riaprono migliaia di agenzie, nonostante l'uso sempre più diffuso dei servizi telematici, i negozi che tornano numerosi, nonostante l'ampliarsi della distribuzione telematica; e via enumerando i molti esempi si un ritorno al passato. Assumere che si possa tornare ad avere le tecnologie desuete (il gettone telefonico?) è però poco realistico.

La conclusione politica del ragionamento si articola così: A) vi sarà una pressione crescente da parte dei disoccupati, che non sono pochi – il diritto di voto è uno strumento per ottenere, partendo dall'arena politica, dei benefici economici. Se si somma chi ha rinunciato a cercare lavoro con chi è alla ricerca di un lavoro, si ha un tasso di disoccupazione che è circa il doppio di quello diffuso e commentato dai media (16); B) una pressione crescente dei disoccupati potrebbe portare ad un blocco della diffusione delle nuove tecnologie, come già avvenuto, ma con scarso successo, nel passato (17). Se anche ci fosse questo congelamento, si avrebbe solo un'espulsione di dimensioni minori e con un passo più contenuto della manodopera con una qualificazione “di mezzo”; C) nota finale – delle serie estote parati: negli Stati Uniti i Populisti hanno vinto dove gli indicatori di salute sono i peggiori (18), in Gran Bretagna dove i legami con l'Unione Europea sono maggiori (19), in Francia fra le persone meno istruite, meno in salute e meno benestanti (20).

4 - Note di approfondimento

1 - http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4677-il-populismo-durer%C3%A0.htm

2 - http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4693-l-ineguaglianza-%C3%A8-riducibile-ma-non-eliminabile.html

3 - All'incirca dalla partenza della Rivoluzione Industriale fino ai giorni nostri. La prima Rivoluzione – dalla metà del Settecento, è stata quella della macchina a vapore, la seconda – dalla metà dell'Ottocento, è stata quella dell'elettricità e della chimica, la terza – dalla metà del Novecento, è quella dell'elettronica.

4 – Da circa un miliardo di persone ai tempi della prima Rivoluzione, ai sette miliardi di oggi.

5 – Le lampadine hanno sostituito le candele, le automobili le carrozze, e via andando, perciò chi lavorava nei settori sostituiti, se la disoccupazione non è, alla lunga, mai aumentata, ha, alla fine, trovato lavoro nei settori nuovi.

6 – Fatto salvo un periodo di crisi come la Grande Depressione degli anni Trenta.

7 – Qui si ha la trappola dell'induzione: il tacchino, felice di vedersi nutrire ogni giorno, poco a poco si convince che gli umani gli vogliono bene, ciò che avviene fino al giorno del Ringraziamento, quando gli viene tirato il colloInsomma, la persistenza di un fenomeno non porta di necessità ad una sua riproduzione all'infinito.

8 – Il timore è che cresceranno i lavori che richiedono, vedi il grafico nell'allegato, o una qualificazione molto elevata, oppure molto bassa. La sostituibilità attesa spinge ad abbracciare mestieri che si suppone che non siano sostituibili dall'intelligenza artificiale, come, vedi la tabella nell'allegato, il sacerdozio: http://www.economist.com/news/special-report/21700758-will-smarter-machines-cause-mass-unemployment-automation-and-anxiety

9 - https://blogs.imf.org/2017/04/12/drivers-of-declining-labor-share-of-income/

10 - “A major backlash against technological progress could emerge when populists realize that innovators, not immigrants or imported goods, are the greatest threat to the well-being of their voters. Promising technologies thus might be suppressed in the name of social stability. Given the magnitude and pervasiveness of the changes triggered by the latest economic revolution, incumbents across all sectors might band together—just as drivers threatened by Uber have made common cause with hotel owners challenged by Airbnb. What really matters is the willingness of a society to embrace change. Innovation requires adaptation, and adaptation can be costly: from the adoption of new business strategies in an altered industry, to workers who have to upgrade outdated skills or alter their lifestyles. With online news services replacing print newspapers, for example, newsagents have no alternative but to find a new profession, whereas retailers need to move online in order to respond to Amazon’s competition. But in some cases, adaptation might arrive too late, if ever. The media streaming service Netflix contributed to the destruction and bankruptcy of a giant incumbent like the video rental company Blockbuster because it did not update its business in time. The more disruptive and abrupt a transformation is, the more vigorous resistance will be; an entrepreneur must proceed with awareness of this fact. By heavily investing in driverless cars, for example, Uber might be pushing its already destabilizing revolution too far, too quickly. In a way, Uber is preparing the ground for disrupting itself. At some point its own employees will join the cabbies and protest against being replaced by software”. https://www.foreignaffairs.com/reviews/review-essay/2017-05-15/no-small-change?cid=int-lea&pgtype=hpg

11 – Il Luddismo è evocato di frequente come l'emblema della rivolta contro le nuove tecnologie. Nella fattispecie i luddisti distruggevano i telai automatici che, a cavallo del XIX secolo, annullavano il fabbisogno di manodopera qualificata. I Luddisti non erano contrari alle macchine, ma alle macchine che erano all'origine della manodopera qualificata in esubero. Vedi: E.J. Hobsbawm, Studi di storia del movimento operaio, Einaudi, 1972. Il fenomeno recente di Uber ricorda il fenomeno antico del Luddismo. I tassisti non sono contro le automobili, ma contro un uso delle stesse che, se portato avanti, riduce il numero di conducenti con licenza ufficiale, quindi, come nel Luddismo, annulla il fabbisogno di manodopera qualificata.

12 – La riproducibilità tecnica – in origine grammofoni e dischi che consentivano di trasmettere via radio la musica – permetteva a chiunque stesse fuori dalle città con i teatri famosi di ascoltare i musicisti maggiori stando comodamente seduto a casa. Non si aveva più ragione, come in passato, di ascoltare, per mancanza di alternative, solo i musicisti minori, quelli che giravano per la provincia. Si hanno così tre fenomeni: i musicisti maggiori hanno dei redditi molto alti, perché incassano i diritti su milioni di copie; ai musicisti minori restano i matrimoni e le feste di paese; il consumatore ascolta la musica degli artisti maggiori come non avrebbe mai potuto, tenendo conto dei costi.

Un altro esempio dell'impatto della tecnologia e quello degli elettro-domestici – come vederemo nomina sunt omina. Le lavandaie che a Milano lavoravano, fino a non troppo tempo fa, inginocchiate lungo il Naviglio, i lavandai e le lavandaie che a Bombay vivevano chiusi a vita a lavare solo i panni di cotone bianco in una sorta di stadio di medie dimensioni da cui non uscivano mai, sono stati “liberati” dalle lavatrici. Non proprio loro, che avranno difficilmente trovato un'occupazione alternativa, ma i loro figli e le loro figlie. Sempre in tema di elettro-domestici, la lavatrice, la lavastoviglie, l'aspirapolvere, hanno consentito di avere a disposizione della “servitù” anche a chi non avrebbe mai potuto permettersela. Certo un aspirapolvere non può sostituire un cameriere impettito, perché esso è solo un oggetto inanimato che - come tale - non marca la “distanza sociale”, ma ha ampliato il tempo libero a disposizione dei meno abbienti.

13 – La relazione fra crescita e occupazione è molto più sfumato di quanto non appaia. Ecco un ragionamento più completo: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/3667-europedia.html

La liberalizzazione del mercato dei prodotti (meno corporazioni) e del lavoro (più contratti decentrati) stimola la crescita e dunque l’occupazione. Perciò questo punto di vista – in auge da molti anni - afferma che le succitate riforme riforme vadano fatte. E che vanno fatte in un clima definibile di “austerità”.

Una politica di austerità spinge, infatti, verso le riforme. Osserviamo il secondo blocco di grafici, della Banca dei Regolamenti Internazionali, il III.8. I Paesi che hanno meno subito la pressione dei mercati finanziari – il grafico a sinistra - sono quelli che hanno meno reagito alle raccomandazioni di riforma (approssimate dai suggerimenti del “Going for Growth” dell'Ocse). L'asse orizzontale misura il rendimento puntuale dei titoli di stato prima e dopo la crisi. Se questo è sceso – e dunque si è a sinistra rispetto all'asse dello zero – allora le raccomandazioni non sono state seguite e viceversa. Il grafico a destra mostra come le raccomandazioni siano seguite quanto maggiore è la recessione. Le riforme si fanno quasi sempre (“quasi sempre” rende a parole il senso della statistica riportata) se le cose vanno davvero male - il costo del debito pubblico che aumenta e la crisi che morde - altrimenti si preferisce lasciare il mondo tale e quale, sperando che col tempo tutto si aggiusti.

Torniamo alle riforme. Fa parte del senso comune l'affermare che lo sviluppo economico sia tanto maggiore quanto minori sono i vincoli sia nel mercato dei prodotti sia in quello del lavoro. Se non vi sono vincoli, allora le innovazioni si diffondono più facilmente, perché si hanno meno ostacoli nella diffusione dei prodotti, che, a loro volta, possono materializzarsi solo se la forza lavoro si sposta - senza troppe frizioni - dai vecchi ai nuovi settori.

Per una definizione della regolamentazione dei mercati dei prodotti e della tutela dell'occupazione si veda il grafico III.7. Bene, misuriamo questa affermazione – il primo blocco di grafici è il III.5. Il grafico a sinistra mostra sull'asse orizzontale il grado di regolamentazione dei prodotti – man mano che ci si sposta a destra la regolamentazione diventa più stringente - e su quello verticale la produttività del lavoro dei diversi Paesi. Il grafico al centro - mostra sempre sull'asse orizzontale il grado di regolamentazione dei prodotti e su quello verticale il tasso di occupazione dei diversi Paesi. Ne deriva una retta di regressione che si muove dall'alto a sinistra verso il basso a destra, ossia si evince che tanto più il mercato dei prodotti è regolamentato tanto minore è la produttività e l'occupazione. Il terzo grafico collega la regolamentazione del mercato del lavoro al tasso di occupazione. Anche qui si evince che il tasso di occupazione è tanto maggiore tanto minore è la regolamentazione del mercato del lavoro ”.

14 - “In the medium to long term, even small changes in growth rates have significant consequences for living standards. An economy that grows at one percent doubles its average income approximately every 70 years, whereas an economy that grows at three percent doubles its average income about every 23 years—which, over time, makes a big difference in people’s lives. Some experts, such as the MIT economists E. Brynjolfsson and A. McAfee, think that the current slowdown is a temporary blip and that exponential improvements in digital technologies are transforming the world’s economies for the better; others are more pessimistic. Chief among the doomsayers is R. Gordon”. https://www.foreignaffairs.com/reviews/review-essay/2016-02-15/innovation-over; http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/3823-inusuale,-verosimile,-assurdo.html

15 – Sarebbe più corretto dire “Sviluppo”. “Crescita”, infatti, è un'espressione che si riferisce ad un andamento in ascesa dell'economia ottenuto a tecnologie costanti.

16 - https://www.ft.com/content/6dbe2196-34d1-11e7-bce4-9023f8c0fd2e

17 - Calestous Juma, Innovation and its Enemies, Oxford, 2016. Dove si fanno molti esempi di innovazioni bloccate, e si discute dei modi improntati per bloccarle e per sbloccarle.

18 - http://www.economist.com/news/united-states/21710265-local-health-outcomes-predict-trumpward-swings-illness-indicator

19 – http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4454-kolotoumba.html

20 - https://www.ft.com/content/62d782d6-31a7-11e7-9555-23ef563ecf9a