Si ha un gran discutere intorno ai tassi di crescita. Tralasciando la flessione che si è avuta durante la crisi degli ultimi anni, la crescita che si immagina per i prossimi anni è assai modesta – intorno al 1%-1,5% l'anno. Tutti si strappano i capelli e pensano al “mondo che fu”, quando si aveva una crescita straordinaria sia del prodotto per addetto sia una crescita demografica inusuale: in breve i Trenta Gloriosi - come li chiamano i francesi - gli anni del Secondo dopoguerra dal 1950 al 1980.
Quella è stata un'epopea irripetibile. Si aveva la ricostruzione – che accelerava anche grazie alle nuove tecnologie che venivano da Oltre Atlantico – e la crescita demografica. I tassi di crescita dei Trenta Gloriosi non hanno riscontro nella Storia. La crescita dell'economia è intorno al 1% -1,5% l'anno. Il grafico - tratto dal libro di Thomas Piketty Le Capital au XXI siécle - mostra l'anomalia di quella crescita.
Mette conto notare che anche un tasso modesto come quello del 1% genera una crescita nell'arco di una generazione – che possiamo immaginare sia di trent'anni – del 35%. (Abbiano una crescita superiore al 30% perché il tasso è composto). Un 35% di PIL in più in trenta anni non è poco. Da un'economia cresciuta per più di un terzo e più, nascono nuovi settori e quindi nuovi imprenditori, con ciò dando spazio a una maggiore "mobilità sociale".
La tabella - tratta sempre dal succitato libro - mostra gli effetti della crescita che parte da quasi zero – la crescita che si è avuta nei millenni antecedenti la rivoluzione industriale – fino alla crescita cinese – superiore al 5% da trenta anni. Un tasso anche del 5% è assurdo nel lungo termine.
Insomma, è sbagliato desiderare i tassi di crescita passati – quelli europei del Secondo Dopoguerra – così come è sbagliato invidiare quelli “cinesi” di oggi. I primi erano anomali e i secondi sono assurdi, se li si proietta invariati nel tempo.
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