Dopo aver raccontato (prima parte) come fu lasciata fallire Lehman e come furono salvate AIG e Merrill Lynch, e poi (seconda parte) il seguito – dal piano Geithner alle mancate riforme in campo finanziario –, qui raccontiamo lo stato delle cose fra interventismo, riforma sanitaria e disoccupazione.
Quando lo choc finanziario, all’inizio del 2009, comincia ad assestarsi, Barack Obama mette in campo la più grande manovra del governo americano dalla Grande Depressione (1): stanzia 800 miliardi di stimolo economico e vara una finanziaria da 3.600 miliardi di dollari che genera un deficit di 1.750 miliardi, pari al 12,3 per cento del Pil.
I pilastri sono quelli classici dei progressisti: taglio delle imposte ai poveri e aumento delle imposte ai ricchi, taglio delle spese militari, copertura sanitaria per tutti o quasi – la riforma è ancora lontana dalla luce, e l’ultima proposta non è molto popolare (2) –, più spese per l’istruzione, investimenti «ecologici», infrastrutture.
Annunciando la manovra, Obama afferma che entro tre anni (cioè prima di dover correre per il secondo mandato) il deficit tornerà a livelli accettabili – 3,5 per cento del Pil – grazie alla ripresa dell’economia. Gli economisti reagiscono male: c’è chi dice che non basta (3), c’è chi dice che è una follia interventista (4), pochi applaudono. Alla base c’è l’idea, definita non sempre con stima, del «moltiplicatore keynesiano Obama-Pelosi-Summers-Romer», per cui per ogni dollaro investito ne ritornerà un dollaro e un po'. Obama ribadisce: «Questo è il cambiamento che ho promesso sin da quando mi sono candidato alla presidenza».
Il change effettivamente c’è, e costa tantissimo. A oggi il governo americano detiene il 26 per cento del settore industriale e finanziario americano: è un azionista maggiore per colossi automobilistici come General Motors (detiene il 60 per cento) e colossi bancari come Citigroup (detiene il 45 per cento). Il New York Times ha definito il governo «un azionista riluttante» (5), evidenziando le difficoltà della gestione pubblica dei settori privati, ma alcuni analisti (6) sottolineano che c’è una contraddizione: non puoi essere azionista di maggioranza e non occuparti della ristrutturazione dell’azienda; infatti, se fossi un privato, saresti licenziato. Il problema è che sei un governo e che devi bilanciare il tuo ruolo con il tuo interventismo. Il governo si difende dicendo che i bailouts stanno diminuendo e nel frattempo lo stato ci sta guadagnando: aziende e banche restituiscono i soldi più gli interessi. Ma i tempi della smobilitazione sono lunghi, e anche il modello svedese invocato spesso da Obama mostra che entrare nell’economia è semplice, uscirne un inferno.
L’altra grande giustificazione per lo sforzo governativo a tutela del sistema economico è stata la disoccupazione: se non interveniamo, disse Obama, il tasso di disoccupazione supererà le due cifre. Oggi, a investimenti fatti, il tasso sfiora il 10 per cento. Certo, non è dato sapere se, senza stimolo, le cose andrebbero ancor peggio, ma di sicuro la soglia definita da Obama come soglia-incubo è stata raggiunta (7). Intanto è cominciata l’eterna tortura dei presidenti democratici: ridisegnare quel 17 per cento che lo stato investe nella sanità. Obama sperava di fare tutto e subito, ma il Congresso si è messo di traverso e così ora tocca discutere ogni variabile di spesa, a tutto danno della cosiddetta rivoluzione nella sanità. L’esito della manovra è incerto; quel che si sa è che il debito che doveva essere di 1.700 miliardi di dollari è già arrivato a 2.000 miliardi (8). Daniel Henninger, criticando la politica economica di Obama sul Wall Street Journal (9), conclude sostenendo che al governo si credono come i Blues Brothers: «in missione per conto di Dio».
(1) http://online.wsj.com/article/SB123870974208284245.html
(2) http://voices.washingtonpost.com/ezra-klein/
(3) http://krugman.blogs.nytimes.com/
(4) http://www.cato.org/
(5) http://www.nytimes.com/2009/09/14/business/14big.html?_r=1&th&emc=th
(6) http://baselinescenario.com/2009/09/14/obama-the-light-touch/#more-4984
(7) http://paranoidpyro8503.blogspot.com/2009/06/infamous-obama-unemployment%20graph.html
(8) http://www.nypost.com/p/news/opinion/opedcolumnists/bam_trillion_friday_
surprise_ZBDt92bO9UhTV0zXXlB4tK
(9) http://online.wsj.com/article/SB10001424052970203440104574402584266716204.html
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