Sono ormai dimenticati, ma nelle fasi acute della crisi erano quotidianamente citati - insieme agli spread - come gli indicatori della febbre che stava attraversando i mercati finanziari. Sono i CDS, i Credit Default Swap, i contratti stipulati per proteggersi dal rischio di fallimento di un emittente. Misurano, appunto, la probabilità che una obbligazione non venga rimborsata alla scadenza, perché chi l’ha emessa non sarà in grado di onorare i debiti contratti.
Il CDS più utilizzato è quello con durata quinquennale ed è particolarmente significativo se misurato per gli emittenti sovrani. All’apice della crisi, ovvero nel novembre 2011, venivano chiesti circa 600 euro per proteggere 10.000 euro dal rischio che l’Italia non ripagasse il BTP con scadenza nel novembre 2016. Oggi il valore è sceso intorno a 100, valore che mostra come il rischio di allora sia superato, esattamente come segnalato dal fatto che dei CDS non si parli più.
C’è un’eccezione ovvia, la Grecia. L’assicurazione dal rischio di non rispetto degli obblighi con i sottoscrittori del debito greco è recentemente risalito e ci vogliono quasi 2.000 euro per assicurarne 10.000. La differenza rispetto alla precedente crisi greca risiede nell’assenza di effetto contagio, misurabile comparando i CDS con i rating medi assegnati ai diversi emittenti sovrani.
Se ipotizziamo - vedi il grafico - l’esclusione della Grecia dalla zona euro, lo scenario appare stabile, segno che anche l’eventuale abbandono greco dell’euro non avrebbe impatti negativi sui rating. L'interpolante dei CDS, infatti, quasi combacia con i giudizi di rating.
Va precisato che questo genere di misurazione non indica solamente ciò che in questo momento l’incontro tra domanda e offerta di CDS segnala sullo stato della intricata trattativa tra governo greco e partner europei. Indica anche quanto la soluzione della crisi greca sia ormai quasi interamente confinata nell’ambito delle scelte politiche ed intrecciata con tematiche che superano le secche questioni finanziarie. Sembra che la somma delle scelte degli investitori, così come sono incorporate nei prezzi dei CDS associati ai rating, abbiano prezzato già tutto, non restando altro che attendere l’esito del confronto.
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