I termini “micro” e “macro” sono aggettivi entrambi di origine greca e significano piccolo e grande. Aggiunti al termine “economia” indicano due mondi dove la dimensione dei fenomeni osservati è diametralmente opposta. Da un lato abbiamo i comportamenti economici dei singoli, dall’altro l’aggregazione dei fenomeni. A volte si sente la mancanza di una visone economica, come dire, intermedia che possa essere punto di congiunzione tra due discipline che osservano le stesse cose ma ognuna da un lato diverso del cannocchiale. A volte, o i fenomeni sono troppo piccoli per essere significativi o troppo grandi per essere maneggevoli. Qualunque sforzo che cerchi di trovare la giusta focale nell’osservazione della realtà è senz’altro meritevole.
A questo proposito citiamo una breve analisi di Nomura (European Strategy, “Our micro-macro model confirms a corporate profit uptrend is emerging”, 24/9/2013) che compie un interessante tentativo nell’associare l’andamento degli utili delle società ad alcuni indicatori sia micro che macro. Li citiamo: il tasso di occupazione degli alberghi, le vendite di veicoli commerciali leggeri, i volumi di merci transitate all’aeroporto di Francoforte, il numero di pozzi petroliferi attivi e la produzione globale di acciaio. A prima vista appaiono indici tra di loro poco omogenei. Hanno sicuramente valenza economica e legami con le dinamiche delle singole realtà aziendali ma può sorgere il dubbio che siano effettivamente in grado di spiegare statisticamente le oscillazioni degli utili di tutte le società quotate europee.
Il risultato (che trovate come icona) è interessante e frutto di una significativa elaborazione di una massa rilevante di informazioni quantitative. La correlazione è estremamente elevata e segnala la possibilità per gli utili societari di mantenere il ritmo attualmente crescente. Altri indicatori, come la vendita di case unifamiliari o il livello dello spread delle obbligazioni societarie americane sembrano confermare la possibilità di un continuo miglioramento delle condizioni economiche. La conclusione sembra indicare una minore capacità reddituale per l’anno in corso (le stime per il 2013 sono probabilmente troppo alte) a fronte di una più consistente crescita per il 2014.
© Riproduzione riservata