Continuiamo con l’analisi dei «nodi» dei mercati. Ieri (1) avevamo analizzato il settore bancario. Oggi passiamo alle previsioni di lungo termine.


Molti pensano, o desiderano pensare, che, avviata la ripresa, gli utili saliranno e le entrate fiscali aumenteranno, frenando la crescita del debito volto a finanziare i deficit (2). Le azioni potranno quindi salire e le obbligazioni tenere il prezzo. Dissentiamo: anche se fosse vera la premessa sulla ripresa, potremmo avere degli utili modesti e una grande crescita del debito pubblico. Sintetizziamo i numeri del CBO (3), l’organismo non partitico che fa i conti per il Congresso degli Stati Uniti.
 
• Il primo grafico. La traiettoria dell’economia in regime di piena occupazione del lavoro e degli impianti è la linea dello zero, mentre la linea mobile è la differenza rispetto a com’è andata effettivamente e come s’immagina che possa andare nel futuro. Quella in corso è la crisi maggiore insieme con quella dei primi anni Ottanta. Mentre allora la ripresa fu a «V», la crisi in corso ha un andamento a «U», ossia la ripresa ci sarà, ma arriverà più lentamente di quanto non sia avvenuto in passato all’uscita dalle recessioni, che sono segnate dalle aree azzurre. Il reddito nazionale effettivo diventa eguale a quello potenziale nel 2015.
 
• Il secondo grafico. Come andranno le entrate e le uscite statali? In rapporto al reddito nazionale, le spese (outlays) non smettono di salire, mentre le entrate (revenues) non salgono. Il deficit pubblico alimenta la crescita del debito pubblico.
 
Siamo arrivati ai numeri che c’interessano: la crescita degli utili delle imprese e la crescita del debito pubblico. Le imposte del 2008 sono raggiunte nel 2012: dal che si deduce che per tre anni le imprese (quotate e non) faranno profitti inferiori a quelli del 2008. Nel dubbio che la base imponibile salga, ma le imposte siano diventate minori, osserviamo il reddito dei fattori. La stima dei profitti mostra che diventano eguali, in termini assoluti, a quelli del 2008 nel 2011. Insomma, i profitti sono piatti. La crescita del debito pubblico è costante in rapporto al reddito nazionale. Esso passa dal 40 al 70% nel 2012. La stima sui rendimenti decennali è quella di una loro ascesa dall’odierno 2,5 verso il 4%.
 
La conclusione? Non si vede come i mercati possano avere una spinta forte: le azioni, infatti, salgono se gli utili crescono per davvero e se i rendimenti scendono, o, almeno, non salgono. Se il quadro è quello delineato dal CBO, le azioni saliranno e scenderanno senza imboccare un sentiero stabile in ascesa, mentre le obbligazioni emesse avranno i prezzi in flessione.
 



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