La Colombia potrebbe diventare una nuova protagonista dell'economia mondiale nel prossimo decennio.

Pensare alla Colombia per i meno attenti vuol dire principalmente ricordare le cronache internazionali, vale a dire il traffico di droga, le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie), la recente rielezione del presidente Santos e, in tempi di mondiali di calcio appena conclusisi, la squadra che ha ottenuto buoni risultati in Brasile.

Ma la Colombia (Figura 1) è anche uno dei principali produttori mondiali di caffè meta turistica per le proprie bellezze naturali, tra cui la cordigliera delle Ande e, per gli appassionati di arte e cultura, il Paese che ha dato i natali ad artisti del calibro di Botero, pittore e scultore figurativo di Medellìn, e di Gabriel Garcia Màrquez, giornalista e scrittore premio Nobel per la letteratura nel 1982, da pochi mesi scomparso. E molto altro ancora. Procediamo con ordine, dando spazio al confermato Presidente.

Come si accennava in apertura, in Colombia da poche settimane è stato rieletto presidente Juan Manuel Santos con il 51%, contro il 45% del suo avversario Zuluaga, ribaltando i risultati del primo scrutinio. È stata una vittoria sofferta per Santos che ha dovuto recuperare uno svantaggio di quattro punti percentuali (25% contro 29%) accusati in una tornata elettorale in cui era andato al voto solo il 40% degli aventi diritto.
Cosa significa la rielezione di Santos? Soprattutto il proseguimento del processo di pace con le Farc (cominciato nel novembre 2012) e l'avvio di quello con l'Eln (Esercito di Liberazione Nazionale), poiché Zuluaga a riguardo ha manifestato una posizione molto più dura in campagna elettorale. Strettamente legato a tali negoziati di pace è il tema del narcotraffico: i guerriglieri infatti si sono detti pronti ad abbandonare i traffici di droga in cambio di una integrazione nella vita civile.

Il presidente Santos, con queste prospettive, potrà chiedere supporto internazionale, soprattutto agli USA, sia in termini economici sia di maggiore possibilità di "spostamenti" per i cittadini colombiani (il che vuol dire agevolare il rilascio di visti). Santos ha promesso in campagna elettorale anche riforme sociali per ridurre la disuguaglianza che è ancora forte tra le classi sociali, una riforma presidenziale, della giustizia, fiscale e nuovi piani di investimenti per dare slancio all'economia nazionale che, a dire il vero, si sta già comportando piuttosto bene.

Gli economisti infatti si stanno avvicinando al Paese negli ultimi anni con occhi diversi, osservandone i recenti risultati i cui driver - le cosiddette cinque locomotive al centro del Piano Nazionale di Sviluppo Economico - sono stati i seguenti: infrastrutture, edilizia, agricoltura, attività energetico-minerarie e innovazione.

Il Paese è, ad oggi, legato ai prodotti della propria terra, grazie alle diversità sia del clima sia dello stesso territorio che consentono la presenza di una buona varietà di prodotti coltivati (dal caffè - prodotto colombiano per eccellenza - al riso, alle patate, alle banane) e anche di tessuti, cotone e prodotti farmaceutici. Tra le risorse locali, sono da ricordare gli enormi depositi di carbone, i metalli e le pietre preziose (gli smeraldi colombiani sono tra i più quotati del mondo) ed ancora argento, platino, nichel, rame e ferro.

Il tasso tendenziale di crescita è stato (Figura 2) costantemente positivo, anche nei momenti più bui della crisi internazionale, toccando come valore minimo +1,7% nel 2009, con una media superiore a quella dell'America Latina, dove si è affermata come terza economia dopo il Brasile ed il Messico.
La Colombia è ritenuta dagli analisti particolarmente attraente per gli investitori internazionali in quanto potrebbe diventare una nuova protagonista dell'economia mondiale nel prossimo decennio. Il Paese infatti è annoverato tra i CIVETS - Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia e Sudafrica - (Figura 3), e i suoi risultati economici (sviluppo Pil 2013, rapporto peso % Pil/Pil mondiale, e media della crescita Pil 2014-2015-2019) sono stati paragonati a quelli di giganti quali Brasile, Russia, India, Cina. Dai grafici, fatta eccezione per la Cina, non si notano differenze ampie, anzi soprattutto la Colombia e l'Indonesia vengono percepite in chiave prospettica come "mini-potenze", importanti per le economie regionali e mondiali.

Tra i fattori che rendono la Colombia particolarmente attraente per gli investitori privati sia interni che esteri, ricordiamo la politica di disciplina di bilancio e controllo dell'inflazione (Figura 4), una economia piuttosto "libera" (Figura 5), aperta agli scambi internazionali e diversificata, l'età media della popolazione bassa (circa 27 anni).
Gli Investimenti Diretti Esteri (Figura 6) sono stati considerevoli negli ultimi anni soprattutto nel settore dell'energia, ma anche nel tessile, alimentare, chimico e meccanico. Questi i settori più promettenti, dove - tra l'altro - potrebbero essere possibili interazioni tra le Imprese italiane e il know how locale.

In particolare, lo sviluppo del settore petrolifero (Figura 7)ha prodotto risultati di rilievo specialmente grazie al programma di privatizzazione che il governo colombiano ha posto in essere dal 2007. Difatti, con la cessione tra il 2007 e il 2010 da parte del governo di circa il 30% di Ecopetrol, compagnia petrolifera con capitale a maggioranza statale, sono stati ottenuti capitali freschi da iniettare aumentando le capacità produttive attuali e future, grazie a una nuova spinta fornita alle ricerche di nuovi giacimenti. La produzione di petrolio è aumentata dal 2008 al 2013 da 604.000 tonnellate al giorno prodotte a più di un milione con un incremento di oltre il 65% (dal grafico si nota come circa i 2/3 della produzione di petrolio vengano esportati, avendo un consumo di circa 300.000 barili al giorno).

Il meccanismo delle privatizzazioni sembra possa essere replicato ancora in settori strategici quali ad esempio quello dell'elettricità e della fornitura di acqua potabile, delle Poste, dei media o del trasporto aereo. Ma gli annunci e l'effettiva messa in atto di alcune di queste azioni (leggasi ad esempio la privatizzazione dell'acqua in alcune aree) hanno causato disordini e proteste in quanto alcuni strati sociali non percepiscono questo processo come giusto ed efficace per la fornitura dei servizi primari ai cittadini e per una più corretta allocazione di risorse.

Per quanto concerne il commercio internazionale (Figura 8), grazie alla posizione che occupa, il Paese è da sempre stato altamente propenso agli scambi economico - commerciali internazionali, essendo un passaggio naturale per gli spostamenti terrestri tra America del Nord e America del Sud e confinando con cinque Paesi (Venezuela, Ecuador, Brasile, Perù e Panama). Inoltre, l'economia ha beneficiato degli accordi di libero scambio con alcuni Paesi del Sud America, gli Stati Uniti e l'Europa che hanno favorito l'incremento del commercio internazionale da 49 miliardi di dollari nel 2007 a 113 miliardi nel 2013 (+131%) e fatto registrare un miglioramento del saldo della bilancia commerciale da un valore positivo di 1 miliardo di dollari (2007) a 5 miliardi di dollari (2013).

Tra i principali partner commerciali gli Stati Uniti e la Cina che valgono da sole il 43% del peso delle esportazioni e il 40% delle importazioni. Tra i prodotti esportati ricordiamo in primo luogo quelli derivanti dall'industria petrolifera e da quella mineraria (carbone, nickel, smeraldi) oltre al caffè, e le banane. Per dare un ordine di grandezza dei "pesi", le materie prime ed i prodotti agricoli valgono oltre l'80% delle esportazioni complessive. Dall'altro lato, la domanda interna ha spinto le importazioni soprattutto per quanto concerne attrezzature industriali, macchinari ed impianti, mezzi di trasporto e in genere beni di consumo.

In conclusione, il neo-rieletto presidente Santos si trova in questo momento nella situazione delicata di poter provare ad essere l'ago della bilancia nella risoluzione dei conflitti con i guerriglieri che da anni sono parte attiva nella vita della popolazione nazionale (le FARC sono state fondate nel 1964). Anche da questa pacificazione e dalla messa in atto delle riforme promesse in campagna elettorale potrebbe passare il riconoscimento internazionale di un nuovo ruolo nella economia regionale e mondiale.