«Noi assicuratori siamo abituati, nella nostra attività, a tenere conto di svariati elementi di incertezza; abbiamo, anzi, il compito di trasformare, ove possibile, l’incertezza in rischio, in qualcosa di misurabile e, dunque, di gestibile. Ed è da sottolineare che, proprio in un contesto di grande complessità, le attese nei confronti del settore assicurativo sono destinate ad aumentare e, con esse, anche le conseguenti responsabilità».

Come ha spiegato recentemente la presidente di Ania Maria Bianca Farina, l’andamento positivo della raccolta premi nei rami danni diversi dalla responsabilità civile auto attesta l’esistenza di una domanda di protezione che persiste in un contesto macroeconomico difficile. «Si tratta di un aspetto positivo, che va coltivato, anche con prodotti innovativi basati sulle nuove tecnologie, per colmare, almeno in parte, quell’ampio “protection gap” che ancora caratterizza il nostro Paese». Il mondo delle assicurazioni private punta su riforme strutturali in aree come quelle dei grandi rischi o della non autosufficienza, basate su un’organica collaborazione tra pubblico e privato, «che potrebbero consentire di fare un grande passo in avanti verso gli obiettivi di una maggiore resilienza e di una minore vulnerabilità di imprese e famiglie».

Maria Bianca Farina, presidente Ania

Fino a oggi, il settore ha dimostrato una buona capacità di resilienza di fronte al rapido peggioramento dello scenario economico e finanziario, grazie anche a un forte orientamento all’innovazione. «Le assicurazioni stanno ormai da tempo attuando un percorso di innovazione, investendo in maniera sostanziale in nuove tecnologie, quali artificial intelligence e data analytics, blockchain, ma anche sistemi IoT e dispositivi wearable. Il settore, infatti, vede nell’innovazione - come ha spiegato Maria Bianca Farina - un elemento chiave per la crescita e lo sviluppo di prodotti e servizi finalizzati a rispondere sempre meglio ai bisogni chiave di cittadini e imprese che chiedono sempre più coperture su salute, mobilità e protezione dei beni». 

«Linguaggio ancora troppo tecnico»

«In realtà – interviene Umberto Bocchino, professore ordinario di Economia aziendale e bilancio delle assicurazioni all’Università di Torino – le compagnie avrebbero bisogno di concentrarsi ancor più sul loro core business, pur allargarando il perimetro ad attività non core, e così assumere rischi nella maniera più giusta e informata possibile in particolare nel Ramo Danni. Infatti, se prima di stipulare una polizza vita la compagnia effettua un check up sanitario sulla persona, o per le auto si usa la scatola nera, nel Ramo Danni non Auto invece le compagnie non assumono i rischi con il medesimo livello di aderenza al contesto dei potenziali rischi. Per non dire che le polizze dovrebbero essere più semplici e illustrare i contenuti in un modo da rendere più consapevole il maggior numero di persone, mentre il linguaggio assicurativo è ancora troppo tecnico e complesso. Detto questo, l’automazione avanza anche nel mondo assicurativo sia sotto il profilo dell’assunzione delle polizze, sempre più via Internet, e sia sotto la parte della verifica del danno utilizzando sempre più spesso le videoperizie, anche se al momento non sempre con risultati tali da far comprendere bene il reale stato del danno».

Umberto Bocchino, economista, Università di Torino
 

Spesa sanitaria senza scudo

In particolare, una tra le più significative voci di costo nel bilancio dello Stato italiano deriva dalla spesa sanitaria che nel 2020 in Italia ha raggiunto i 122 miliardi (7,4% del Pil) e il cui onere è destinato ad aggravarsi (era circa il 5% del Pil poco più di venti anni fa), soprattutto per effetto dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle patologie cronico-degenerative. In tale contesto, cresce costantemente la componente della spesa sanitaria che gli individui e le famiglie sostengono privatamente e che ora ammonta a circa 38 miliardi. La mancanza di protezione assicurativa a copertura delle cure mediche risulta evidente se si pensa che appena poco più dell’8% di questi costi privati sono riconducibili alle assicurazioni e il 2,6% a fondi e casse sanitarie. La restante parte, 34 miliardi (quasi il 90%), è pagata ogni anno di tasca propria dalle famiglie italiane e ciò le rende più fragili ed esposte a esborsi imprevisti che, in alcuni casi, diventano insostenibili.

Due milioni di incidenti l'anno

In termini di protezione, con circa 40 milioni di veicoli coperti dall’assicurazione obbligatoria di responsabilità civile auto, le imprese di assicurazioni gestiscono nel nostro Paese circa 2 milioni di incidenti all’anno. Ma nel 2020 gli effetti della pandemia hanno avuto una ripercussione immediata sulla mobilità (a causa delle molteplici restrizioni imposte ai cittadini) e, quindi, sul numero degli incidenti stradali: da circa 2,4 milioni di incidenti annuali registrati nel media del triennio 2017-19 si è passati a 1,6 milioni nel 2020. Le conseguenze sulla mobilità si sono protratte anche nel 2021: gli incidenti pari a 1,9 milioni sono chiaramente aumentati ma non sono ancora tornati ai valori pre-pandemia. Nel 2022 alle modifiche strutturali delle abitudini dei cittadini si sta aggiungendo una crescita del prezzo del carburante (che riduce il traffico stradale) per cui si stima che il numero di incidenti, pur risultando in crescita del 5%-7% rispetto al 2021, non raggiungerà ancora il livello del 2019. L’impatto sul mondo assicurativo auto rimane però rilevante, perché il beneficio legato a una minore incidentalità rispetto agli anni precedenti la pandemia verrà compensato da un aumento considerevole dei risarcimenti medi, avviatosi nel 2020 e che continuerà anche nell’anno in corso. Le negative conseguenze economiche del conflitto contribuirebbero, infatti, a una forte crescita dell’inflazione e ciò spiegherebbe l’incremento che si registrerà nel 2022 sia per il costo medio della riparazione dei veicoli sia per i risarcimenti dei danni fisici (lievi, gravi e mortali) subiti dalle persone coinvolte negli incidenti.

Un pianeta diviso a metà

In termini di dimensionalità, il mondo delle imprese assicurative italiane ha visto nel 2021 l’operatività di 192 imprese, di cui 90 nazionali e il resto di rappresentanze di imprese estere, in diminuzione rispetto alle 210 del 2020 (danni e vita). Sempre nel 2021 i premi complessivi raccolti dalle imprese aventi la sede legale in Italia e dalle rappresentanze di imprese estere non comunitarie, sono stati pari a 145,3 miliardi. In particolare, 37,8 miliardi sono stati raccolti nei rami danni e 107,5 miliardi nei rami vita. L’aumento complessivo è stato pari al 4,7%, ed ha compensato la diminuzione di circa il 4% registrata l’anno precedente, fortemente condizionato dagli effetti negativi della pandemia. La crescita del 2021, spinta da un generale recupero delle condizioni economico-finanziarie, si è riscontrata sia nel comparto vita, i cui premi sono aumentati del 4,6% (-4,5% nel 2020), sia in quello danni, i cui premi nell’ultimo anno sono aumentati del 5,0% (-1,6% nel 2020). Come conseguenza di questi andamenti, la quota dei premi vita (74%) e dei premi danni (26%) sul totale è rimasta invariata.

Penalizzati da Borse e inflazione

L’anno corrente è invece stato fortemente influenzato dal negativo quadro economico-finanziario che ha visto una crescita inflazionistica molto rilevante, una elevata volatilità dei mercati borsistici e un costante aumento dei tassi di interesse. Per questi effetti, il settore assicurativo nel suo complesso ha registrato nel primo semestre una perdita di 7,8 miliardi (contro un risultato positivo di 5 miliardi a fine giugno 2021). I settori danni e vita hanno mostrato, tuttavia, andamenti diversi dal punto di vista tecnico. Mentre nel settore danni il risultato tecnico è rimasto positivo (1,4 miliardi), sebbene inferiore a quanto rilevato l’anno precedente, nel settore vita, a causa principalmente del calo delle plusvalenze nette dei titoli obbligazionari, il risultato tecnico è stato fortemente negativo per oltre 14 miliardi, mentre nel primo semestre del 2021 registrava un valore positivo di 2,4 miliardi.

«Va però sottolineato - ha aggiunto Maria Bianca  Farina  - che i risultati nel primo semestre del comparto vita valutati secondo i principi contabili nazionali, differiscono significativamente da quanto emergerebbe se si analizzassero i risultati dei bilanci valutati secondo i principi contabili internazionali. Come risulta anche da una recente analisi condotta da Fitch basata su un campione composto da cinque primari gruppi assicurativi, il risultato prima delle tasse del primo semestre 2022 risulterebbe positivo, in lieve crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa duplicità di lettura dei risultati economici del semestre pone all’attenzione l’esigenza di interpretare con cautela i dati e di riflettere sull’attuale scostamento fra principi contabili nazionali e standard internazionali, un aspetto su cui abbiamo avviato il confronto con il Governo e l’Istituto di vigilanza».

«Resta il fatto – spiega ancora Umberto Bocchino – che il business assicurativo è caratterizzato da grande liquidità perché è a cicli economici e di cassa invertiti: prima si incassano i premi e poi forse si pagano i sinistri (in numero peraltro sempre inferiore alle polizze stipulate per classi omogenee di rischio) qualora avvengano. Certo, l’andamento dei mercati azionari e obbligazionari ha penalizzato i rendimenti degli investimenti effettuati dalle compagnie specie nella prima parte dell’anno, ma i conti al 30 settembre non sono poi così negativi, sono anzi in una condizione da far meritare un migliore apprezzamento delle quotazioni in Borsa».

Il settore vita è resiliente

Sempre con riferimento agli andamenti del 2022, nel settore vita, la nuova produzione nei primi nove mesi dell’anno ha significativamente rallentato rispetto all’anno precedente (-14%) a causa delle negative ripercussioni sulla domanda assicurativa, conseguenza dell’elevata inflazione e della forte volatilità dei mercati azionari. La raccolta netta, data dal saldo tra entrate (premi) e uscite (pagamenti per riscatti, scadenze, rendite e sinistri), sia pur in diminuzione, è comunque rimasta a tutto settembre positiva (quasi 14 miliardi) e questo segnala la buona tenuta del settore. «La resilienza dimostrata da una raccolta finanziaria netta ancora positiva – ha spiegato la presidente di Ania – attesta tuttavia che l’assicurazione vita continua a essere apprezzata dai risparmiatori, che ad essa hanno affidato il 17% della loro ricchezza finanziaria complessiva». In tale quadro, sono indispensabili misure regolamentari che consentano di preservare e, anzi, di rafforzare,  le caratteristiche di sicurezza, redditività, stabilità dei prodotti vita.

I premi danni complessivi hanno mostrato un andamento positivo nel primo semestre del 2022, superando i 20 miliardi. In particolare, è accelerata la crescita dei rami diversi da quelli auto che, alla fine del semestre, hanno registrato una variazione tendenziale pari a +11%, a testimonianza di una crescente esigenza di protezione da parte di famiglie e imprese. Da segnalare, in particolare, la crescita a due cifre del ramo malattia. È proseguito, invece, il calo dei premi del ramo Rc auto che, alla fine del mese di giugno 2022, ha mostrato una riduzione del 2% rispetto ai primi 6 mesi del 2021. «Ma - ha concluso Maria Bianca  Farina - il costo complessivo dei sinistri è significativamente aumentato e, soprattutto per l’alta inflazione, potrebbe raggiungere valori ancora più elevati».