Questa settimana ci occupiamo della filosofia dell’amministrazione Obama, il cosiddetto «paternalismo libertario». Al solito, offriamo i link per gli approfondimenti.
La copertina del testo-manifesto del cosiddetto «paternalismo libertario» dice già tutto: un elefante grande aiuta – sospinge – un elefante piccolo. Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness, scritto da Richard Tahler e Cass Sunstein e pubblicato l’anno scorso (1), è diventato imprescindibile per comprendere la filosofia politica dell’amministrazione Obama.
Nudge è un termine quasi intraducibile che grosso modo significa «dare un colpetto», sollecitare con dolcezza, ed è alla base di quella che il magazine liberal «New Republic» ha definito Nudge-ocracy (2). Thaler, e soprattutto Sunstein, amico di vecchia data del presidente Barack Obama e che cova il sogno di diventare giudice della Corte Suprema, fanno parte di un gruppo di studiosi definito il dream team degli economisti behavioral.
Con behavioral economics s’intende la scienza che studia gli elementi emozionali, psicologici e irrazionali alla base delle scelte economiche degli individui. La teoria economica neoclassica sostiene che il mercato è in grado di trovare la soluzione Pareto-efficiente, ossia quella che soddisfa tutti, definendo l’equilibrio, grazie alle decisioni razionali prese dagli individui in assenza di ingerenza (dello stato). Ma gli uomini quasi sempre si comportano in modo irrazionale, dicono i «paternalisti libertari»: fanno mutui che non possono ripagare, mangiano cibi sapendo che fanno male, vendono azioni perché lo stanno facendo gli altri, comprano auto che non si possono permettere per far invidia ai vicini.
È in questa irrazionalità che lo stato trova il suo compito. Non imponendo qualcosa – sarebbe socialismo –, ma nemmeno lasciando che sia la mano invisibile del mercato a gestire le asimmetrie – sarebbe liberismo. Incoraggiando (con un nudge, appunto) i cittadini a prendere quelle decisioni che potrebbero migliorare la loro salute, la loro ricchezza, la loro felicità. L’incoraggiamento ha un effetto domino sulla società perché «la gente vuole fare quello che pensa faranno gli altri», ha spiegato Robert Cialdini, uno del dream team che sottopose l’idea a Obama alla fine della campagna elettorale.
L’approccio dell’amministrazione Obama alla crisi del sistema bancario è l’esempio che molti portano dell’applicazione su larga scala del «paternalismo libertario». Gli economisti liberal à la Paul Krugman dicono: nazionalizzate le banche insolventi, togliete gli assets tossici, immettete capitale quanto necessario e poi rivendete il pacchetto ripulito ai privati. Ma la mano pesante e la parola «nazionalizzazione» hanno irritato la sensibilità di molti, dentro e fuori l’Amministrazione: è stato paventato lo spettro del socialismo e «l’opzione liberal» non è stata presa in considerazione. Il Dipartimento del Tesoro ha, infatti, preferito scegliersi alcuni partner – hedge funds e fondi di private equity – che ripulissero le banche malate: gli assets «malati» generano incertezza, cosa che allontana gli investitori e rende impossibile aumentare il capitale del settore finanziario. Rimuovendo gli assets tossici – di cui ancora non conosce il valore –, il governo dà una spintarella a un comportamento virtuoso con l’obiettivo di non dover più spendere altri fondi in bailout. I tempi però si allungano e le regole di accesso al fondo pubblico-privato sono in continuo divenire. I detrattori dicono: «paternalismo libertario» è un ossimoro, o c’è libertà o c’è un incoraggiamento, che è sempre in qualche modo una pressione. Del governo.
(1) http://www.amazon.com/Nudge-Improving-Decisions-Health-Happiness/dp/0300122233Nudge è un termine quasi intraducibile che grosso modo significa «dare un colpetto», sollecitare con dolcezza, ed è alla base di quella che il magazine liberal «New Republic» ha definito Nudge-ocracy (2). Thaler, e soprattutto Sunstein, amico di vecchia data del presidente Barack Obama e che cova il sogno di diventare giudice della Corte Suprema, fanno parte di un gruppo di studiosi definito il dream team degli economisti behavioral.
Con behavioral economics s’intende la scienza che studia gli elementi emozionali, psicologici e irrazionali alla base delle scelte economiche degli individui. La teoria economica neoclassica sostiene che il mercato è in grado di trovare la soluzione Pareto-efficiente, ossia quella che soddisfa tutti, definendo l’equilibrio, grazie alle decisioni razionali prese dagli individui in assenza di ingerenza (dello stato). Ma gli uomini quasi sempre si comportano in modo irrazionale, dicono i «paternalisti libertari»: fanno mutui che non possono ripagare, mangiano cibi sapendo che fanno male, vendono azioni perché lo stanno facendo gli altri, comprano auto che non si possono permettere per far invidia ai vicini.
È in questa irrazionalità che lo stato trova il suo compito. Non imponendo qualcosa – sarebbe socialismo –, ma nemmeno lasciando che sia la mano invisibile del mercato a gestire le asimmetrie – sarebbe liberismo. Incoraggiando (con un nudge, appunto) i cittadini a prendere quelle decisioni che potrebbero migliorare la loro salute, la loro ricchezza, la loro felicità. L’incoraggiamento ha un effetto domino sulla società perché «la gente vuole fare quello che pensa faranno gli altri», ha spiegato Robert Cialdini, uno del dream team che sottopose l’idea a Obama alla fine della campagna elettorale.
L’approccio dell’amministrazione Obama alla crisi del sistema bancario è l’esempio che molti portano dell’applicazione su larga scala del «paternalismo libertario». Gli economisti liberal à la Paul Krugman dicono: nazionalizzate le banche insolventi, togliete gli assets tossici, immettete capitale quanto necessario e poi rivendete il pacchetto ripulito ai privati. Ma la mano pesante e la parola «nazionalizzazione» hanno irritato la sensibilità di molti, dentro e fuori l’Amministrazione: è stato paventato lo spettro del socialismo e «l’opzione liberal» non è stata presa in considerazione. Il Dipartimento del Tesoro ha, infatti, preferito scegliersi alcuni partner – hedge funds e fondi di private equity – che ripulissero le banche malate: gli assets «malati» generano incertezza, cosa che allontana gli investitori e rende impossibile aumentare il capitale del settore finanziario. Rimuovendo gli assets tossici – di cui ancora non conosce il valore –, il governo dà una spintarella a un comportamento virtuoso con l’obiettivo di non dover più spendere altri fondi in bailout. I tempi però si allungano e le regole di accesso al fondo pubblico-privato sono in continuo divenire. I detrattori dicono: «paternalismo libertario» è un ossimoro, o c’è libertà o c’è un incoraggiamento, che è sempre in qualche modo una pressione. Del governo.
(2) http://www.tnr.com/politics/story.html?id=4edb8efe-e851-4133-b2b1-419bd957e926
Dove si afferma: «When you look at the sum of Obama’s early policies, you begin to see the contours of a distinctive philosophy. Unlike the Progressives or the early New Dealers, Obama has no intention of changing the nature of American capitalism. Not through old-fashioned Jeffersonian means (antitrust) or newer-fangled Hamiltonian techniques (industrial planning). His program doesn’t set out to reinvent whole sectors of the economy, not even our broken banking system».
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