Diamo subito una definizione: “terrorismo è la violenza politicamente motivata da parte di organizzazioni non statali che hanno l'obiettivo di terrorizzare le popolazioni e non solo le vittime immediate”. Ci chiediamo: 1) chi sono i terroristi, 2) quanta paura è effettiva e quanta è percepita, 3) qual è l'impatto economico.
Chi sono i terroristi. Contrariamente ad un luogo comune, i terroristi non sono persone povere e poco istruite, insomma delle vittime dell'indigenza e dell'ignoranza. In gran parte sono persone con alle spalle un retroterra sociale e di istruzione maggiore di quello medio. Sono persone che vogliono forzare la direzione politica, non sono persone che vogliono astenersi, proprio come le persone di reddito e istruzione elevata che votano molto più frequentemente di quelli a basso reddito e istruzione, perché ritengono di essere abbastanza informati e potenti da poter incidere sul corso della politica. Il terrorismo, insomma, è un fenomeno di “avanguardie” - l'eccezione è il terrorismo dell'IRA, che, invece, coinvolgeva le persone povere e con bassa istruzione. Ma il terrorismo irlandese – così come, fino a un certo punto, quello palestinese, ceceno o basco – era più assimilabile a una forma di guerra partigiana svolta con il più o meno tacito sostegno di una cospicua parte della popolazione, e – fino a un certo punto – tendeva a colpire più gli obiettivi militari o percepiti tali del “nemico” che la popolazione civile. Il terrorismo islamico in Occidente è più simile a quello degli estremismi ideologici “autoctoni” come le Br o la Raf: si tratta di gruppi minoritari che sanno, o pensano, di non poter incidere sulla vita politica e sociale con strumenti a disposizione di tutti, come il voto, i partiti, la piazza o l'azione di opinione pubblica.
Paura effettiva e percepita. La paura effettiva può essere misurata, a differenza di quella percepita. Morire per mano dei terroristi è un evento molto poco frequente. Secondo dei conti fatti sugli Stati Uniti, morire a causa del terrorismo è meno frequente degli incidenti d'areo e più frequente degli incidenti di treno, ma è molto (ma molto) meno frequente delle altre cause di morte.
Evento che porta alla mortalità | Probabilità nel corso della vita |
Collasso cardiaco | 1 su 4 |
Cancro | 1 su 7 |
Polmonite | 1 su 57 |
Incidente automobilistico | 1 su 88 |
Omicidio criminale | 1 su 240 |
Incidente d'aereo | 1 su 40 mila |
Terrorismo | 1 su 69 mila |
Incidente di treno | 1 su 920 mila |
La paura percepita dipende molto da come il sistema mediatico cattura il terrorismo. Un atto terroristico non è un evento trasparente, nel senso che, se anche la Polizia avesse maggiori informazioni, non le comunicherebbe per non dare conoscenze utili ai terroristi. E dunque le informazioni sono per definizione imprecise, mentre l'impatto degli eventi viene enfatizzato da ogni rete televisiva per portare via l'ascolto alle altre.
Si hanno degli studi sull'impatto sui prezzi delle azioni delle imprese oggetto di attentati. L'impatto negativo c'è, ma è modesto, e, curiosamente, non genera un effetto sulle azioni dei concorrenti. Un attentato a un Mc Donald causa una caduta del prezzo della sua azione, ma non spinge in alto il prezzo di Burger King. Si hanno degli studi sull'impatto degli attentati sull'uso dell'autobus. In Israele, chi abitualmente usa l'autobus continua a usarlo anche dopo un attentato, mentre cade il numero dei passeggeri che lo usa saltuariamente. Qui è interessante osservare le probabilità che sono date agli eventi. Alcuni pensano che un attentato successivo all'autobus abbia una probabilità bassa a sufficienza per continuare a prenderlo. Altri pensano che la probabilità sia la stessa o, addirittura, maggiore. Oppure anche, chi “deve” prendere l'autobus è indotto a pensare che la probabilità di un nuovo attentato è bassa, mentre chi “non deve” pensa che è meglio non rischiare.
L'impatto economico. La ricchezza dipende dal capitale umano. Un palazzo, un aereo, eccetera, distrutto da un attentato può essere ricostruito, perché il capitale umano sa fare le cose, mentre il contrario non è vero: il capitale umano, se distrutto, non produce niente. Perciò, finché il capitale umano è preservato, l'impatto economico del terrorismo non può essere che modesto. Cadono le Due Torri, ed ecco che sorge una nuova domanda per edifici, per computer, e via dicendo. Così come sorge una nuova domanda per sistemi di sicurezza. Questa nuova domanda può compensare la minor domanda che si ha per effetto dei minori consumi di servizi di ristorazione, di trasporto, eccetera.
Più profondo e più complesso da misurare è invece l'impatto sul capitale umano: quanto la paura, la perdita della fiducia nel futuro, il timore a muoversi, viaggiare, investire, anche semplicemente uscire di casa incida sull'economia. Ma si tratta di un effetto psicologico di durata limitata: nel caso di attacchi terroristici isolati, la paura scema, nel caso di quelli regolari (come in Israele) la vita sociale gradualmente si adatta, come durante la guerra.
In conclusione, l'impatto sull'economia detta reale del terrorismo, alla lunga, è modesto. Nel caso delle Due Torri ci fu una reazione violenta al ribasso dei mercati finanziari. Invece, abbiamo avuto un'indifferenza sostanziale dei mercati finanziari nel caso della strage di Parigi. Al momento dell'attentato le borse europee stavano salendo. Per le prime ore dopo l'attentato hanno continuato a salire, per poi flettere in serata, ma per altre ragioni. I prezzi delle obbligazioni dei Tesori nella gornata non si sono nemmeno mossi. Diverso, naturalmente, è l'impatto politico del terrorismo, soprattutto se spinge, come avvenuto ai tempi delle Due Torri, ad interventi militari all'estero. I quali interventi hanno di molto accresciuto la spesa pubblica in campo militare.
Si osservi con sistacco olimpico l'andamento del PIL statunitense, ossia l'economia detta reale, e non i mercati finanziari. La linea nera è il PIL effettivo degli USA, la linea rossa è il PIL potenziale sempre degli USA (quello che si avrebbe con la piena occupazione degli impianti e delle manodopera). Come si vede, poco accadde ai tempi dell'attentato del 2001.
Il commento deve molto a: Alan B. Krueger, What makes a terrorist, Economics and the roots of terrorism, Princeton University Press, 2007.
L'articolo è stato pubblicato anche su: http://www.linkiesta.it/cos-e-terrorismo-impatto-economico
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