Questa rubrica è stata pensata per chi si deprime nel seguire le vicende del Bel Paese. Per tirar su il morale, pur sapendo di peccare, è consentito il “provar piacere nel seguire le disgrazie altrui”. Qui si affronta il nodo del “capitalismo dei “compari” - il “crony capitalism”, un fenomeno piuttosto diffuso nel mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

1 – Una premessa

Abbiamo bisogno di definire il concetto intorno a cui ruota il ragionamento. “Rendita” è quel reddito che si ottiene in assenza di una concorrenza significativa, con la concorrenza che è bloccata dal potere – politico e amministrativo - in essere. Il concetto di “rendita” differisce perciò dal concetto di “profitto”, così come definito da Schumpeter. Si ha profitto quando un'innovazione, generando un monopolio temporaneo, consente all'impresa che l'ha promossa di avere un reddito maggiore di quello che avrebbe mancando di un vantaggio competitivo. Nel corso del tempo l'innovazione è imitata e quindi il profitto (l'extra profitto) scompare. Perciò la “rendita” di cui parleremo discutendo del capitalismo dei compari è quell'extra profitto che si mantiene perché l'imitazione (ossia la concorrenza) non si palesa.

2 – Le caratteristiche del capitalismo dei compari

Il primo segnale che denuncia l'esistenza del capitalismo dei compari è dove un Paese di trova negli indici della corruzione e se la sua economia è dominata dalle industrie estrattive. In questo caso è frequente che ci sia collusione fra élite politiche ed economiche. In questo caso, infine, le élite portano la ricchezza cumulata fuori dal Paese verso i maggiori centri finanziari. Il secondo segnale è dove un Paese di trova negli indici di governo della legge. Se questi indicano un basso rating, allora un piccolo gruppo di persone può accumulare facilmente delle fortune che, di nuovo, non sono investite nel Paese, ma all'estero. Il terzo segnale è se un Paese esporta materie prime o prodotti industriali a basso valore aggiunto. Il quarto segnale è la misura dell'ineguaglianza di reddito, che è tanto maggiore, quanto minore è la libertà di competere fra le imprese.

I primi tre segnali sono quelli tipici dei Paesi in via di sviluppo, mentre il quarto segnale lo troviamo anche nei Paesi sviluppati (1).

Negli Stati Uniti il capitalismo dei compari si sviluppa con i contributi alle campagne elettorali, con la forte pressione (lobbying) sui membri del Congresso e sugli organi di controllo della concorrenza, e, infine, con il passaggio (revolving door) fra gli incarichi di governo e quelli privati (2).

Per un'analisi della vicenda dell'estrazione delle rendite in Italia e su revolving door europeo si veda qui (3).

Va da sé che alcuni settori beneficiano più di altri nell'estrazione delle rendita in quanto regolati o legati all'intervento pubblico: la finanza, l'energia, le infrastrutture, il settore immobiliare.

3 – I numeri

Proviamo a misurare il fenomeno (4): a) Si prendono i patrimoni dei grandi ricchi - i multimilionari, b) si sommano i patrimoni quando hanno origine nei settori tipici del capitalismo dei compari, come definiti prima, e quando hanno origine negli altri settori, c) li si mettono in rapporto con il PIL del Paese d'origine della ricchezza, e d) si ottiene la classifica (vedi gli istogrammi).

Questa classifica non è un indice di corruzione, perché i multimilionari possono essere un tramite trasparente fra il privato ed il pubblico. La classifica è perciò un modo per osservare la concentrazione della ricchezza quando si abbia una concorrenza limitata o nulla.

I Paesi in via di Sviluppo sono quelli che mostrano la massima concentrazione della ricchezza che trae origine dai settori protetti. I multimilionari “da rendita” controllano, infatti, il 50% in media della ricchezza complessiva dei multimilionari dei rispettivi Paesi. Nel caso dei Paesi sviluppati la percentuale è modesta, in media pari al 15%. Il Paese con la massima concentrazione della “rendita” è la Russia, quello con la minore concentrazione è la Germania (5).

 

 

1 - https://www.foreignaffairs.com/articles/world/2017-07-19/capitalism-did-not-win-cold-war?cid=int-now&pgtype=hpg&region=br2

2 - http://www.hbs.edu/faculty/Publication%20Files/15-025_c6fbbbf7-1519-4c94-8c02-4f971cf8a054.pdf.

3 - http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/3559-l-universo-mediaset.html

4 - https://www.economist.com/news/international/21698239-across-world-politically-connected-tycoons-are-feeling-squeeze-party-winds

5 - http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4698-quale-accordo-fra-francia-e-germania.html