Si è svolto il congresso del Partito Comunista Cinese che ha ricordato i successi del Paese, ed ha ovviamente attribuito gli stessi alla sua organizzazione politica ed economica. Quel che preoccupa davvero non è la crescente potenza cinese, ma le sue eventuali ripercussioni nell'arena internazionale.
1 – Intanto la gran crescita ...
Questa è stata “spaventosa”. Si è avuta negli ultimi decenni un'accelerazione del PIL cinese degna di ammirazione – il primo grafico. I cinesi sono notoriamente numerosi, perciò in termini pro capite abbiamo dei numeri molto meno “spettacolari”. Il confronto è condotto come percentuale del PIL pro capite a parità di potere d'acquisto con gli Stati Uniti – il secondo grafico. Una considerazione che sorge immediata dall'osservazione dei due grafici è come mai l'economia socialista abbia funzionato in Cina molto meglio che nell'URSS. Un'ipotesi è quella che sostiene che in Cina è stata lasciata dagli anni Ottanta relativamente libera l'economia privata, mentre nell'URSS quest'ultima, dopo un primo e breve periodo negli anni Venti, è stata repressa (1). In ogni modo, va tenuto presente che la Cina non ha dovuto prepararsi a combattere una guerra di sopravvivenza come è stato il caso dell'URSS (2), (3).
2 – Il dirigismo, i suoi ammiratori, il ritorno della Cina
La Cina accetta molti insegnamenti occidentali in campo economico, ma rigetta quelli politici. “In the Communist party, China has an ostensibly modern template for its ancient system of imperial sovereignty and meritocratic bureaucracy. But the party is now emperor. So, whoever controls the party controls all. Will this combination of Leninist politics with market economics go on working as China develops? The answer must be: we do not know. A positive response could be that this system not only fits with Chinese traditions, but the bureaucrats are also exceptionally capable. The system has worked spectacularly so far. Yet there are also negative responses. One is that the party is always above the law. That makes power ultimately lawless. Another is that the corruption Mr Xi has been attacking is inherent in a systems lacking checks from below. Another is that, in the long run, this reality will sap economic dynamism. Yet another is that as the economy and the level of education advances, the desire for a say in politics will become overwhelming. In the long run, the rule of one man over the party and that of one party over China will not stand” (4). La Cina con i suoi successi è portata come esempio del dirigismo che funziona meglio dell'economia detta occidentale, quella dove l'intervento pubblico si palesa con la politica monetaria e fiscale, ma dove i mercati sono lasciati liberi. In Ungheria, in Russia, e in Turchia si hanno queste idee dirigiste (5).
La Cina è “risorta” dopo aver perso parte della sovranità e dopo esser finita in miseria, a partire dagli inizi del XIX secolo. Sulle ragione della decadenza si hanno diverse ipotesi. Secondo alcuni, “the structural reasons for China’s subsequent decline and the empire’s demise have been much discussed. Some point to what Mark Elvin, a historian, calls “the high-level equilibrium trap”; the country ran well enough, with cheap labour and efficient administration, that supply and demand could be easily matched in a way that left no incentive to invest in technological improvement. Others note that Europe benefited from competition and trade between states, which drove its capacity for weaponry and its appetites for new markets. As Kenneth Pomeranz, an American historian, has argued, access to cheap commodities from the Americas was a factor in driving industrialisation in Britain and Europe that China did not enjoy. So was the good luck of having coal deposits close to Europe’s centres of industry; China’s coal and its factories were separated by thousands of kilometres, a problem that remains trying today” (6). Secondo altri, gli Unni e la libertà intellettuale spiegano abbastanza il divario economico fra Cina e Occidente (7). Come che sia, il centro di gravità dell'economia mondiale sta da tempo tornando verso Oriente (8).
3 – La trappola di Tucidide
I cinesi credono, proprio come gli statunitensi, di essere “eccezionali”, ossia pensano di far “eccezione” - naturalmente in meglio - rispetto agli altri. Eccezionali sì, ma in maniera diversa, i cinesi, infatti, sono per la diluizione dell'individuo nello stato, gli statunitensi per la separazione fra l'individuo e lo stato (9). Si può dibattere a lungo sui meriti relativi delle economie dirigiste come quella cinese o di mercato come quella statunitense. Lo stesso vale per l'”eccezionalismo” dei due Paesi nel campo della cultura politica, se sia più fondato quello cinese o quello statunitense. Quel che però davvero interessa è se le succitate differenze possano alimentare o meno un conflitto reale, perchè impediscono la comprensione reciproca. Ecco la “trappola di Tucidide”, laddove la Cina è Atene, e gli Stati Uniti sono Sparta. La trappola di Tucidide si ha quando una potenza emergente sfida quella dominante. Negli ultimi cinquecento anni la trappola si è manifestata sedici volte. In dodici si è avuta la guerra, in quattro no (10). Ergo, la trappola può essere evitata.
1 - https://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_politica_economica
4 - https://www.ft.com/content/3721c694-bd82-11e7-9836-b25f8adaa111
9 - https://www.foreignaffairs.com/articles/united-states/2017-08-15/china-vs-america
10 – G. Allison, Destined for War: Can America and China Escape Thucydides's Trap?, Scribe 2017
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