La valutazione dei mercati azionari è un esercizio complesso che assorbe notevoli risorse umane e tecnologiche e che può portare a conclusioni anche radicalmente opposte per i diversi parametri utilizzati. Inoltre, non è scontato che ad una maggiore sofisticazione matematico-statistica corrisponda una migliore performance dei portafogli rispetto a scelte di investimento basate su strumentazioni meno “scientifiche”.

Le difficoltà che si incontrano nella ricerca del livello di equilibrio di un indice azionario, e anche di una singola società quotata, possono essere evidenziate utilizzando un indicatore relativamente semplice che gode di una discreta reputazione tra gli investitori. La Regola del 20, così si chiama, si basa sull’idea che sommando il rapporto Prezzo/Utili (PE) all’inflazione si debba restare sotto il valore di 20 per concludere che un indice sia sottovalutato mentre se si supera la soglia fatidica si deve concludere il contrario. La logica sottostante si basa sull’idea che il rialzo dell’inflazione eroda l’appetibilità dell’investimento azionario sia attraverso la discesa dei margini che tramite il rialzo dei tassi di interesse (e viceversa).

Il grafico descrive l’andamento di questo indicatore per la Borsa americana dal 1979 ad agosto 2018 applicando la formula al contrario: al numero 20 viene sottratto il PE atteso nei prossimi dodici mesi e l’inflazione. Sotto lo zero la Borsa americana si definisce cara mentre sopra lo zero sarebbe economica. Sulla base di questo parametro si sarebbe dovuto comprare l’indice S&P500 quasi sempre con la sola esclusione dei primissimi anni ’80 e della bolla internet a cavallo del millennio scorso. Oggi il giudizio sarebbe sostanzialmente neutrale.

Senza entrare nel merito della logica della Regola del 20 una prima seria difficoltà la si incontra se si prova ad applicarla ad altri mercati azionari, come illustrato nella tabella. Sembra che la regola sia specifica per il mercato americano perché se applicata ad altri mercati dovrebbe comportare una loro decisa rivalutazione. Associando questa considerazione al grafico che segnalerebbe la quasi incessante sottovalutazione della Borsa americana si deve ritenere, secondo la logica della Regola del 20, che o le valutazioni degli altri mercati sono decisamente sacrificate o che la regola è troppo generosa nei confronti degli USA.

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