Un uomo di sport per aiutare e rilanciare lo sport. La nomina di Andrea Abodi a Ministro dello sport è stata salutata con un coro unanime di approvazione. Innanzitutto perché il Governo Meloni ha ripristinato il dicastero, dopo che l’esecutivo Draghi aveva affidato la delega al sottosegretario Vezzali, e poi per il curriculum del manager romano che racconta delle capacità del prescelto.
Ora inizia il cammino. Abodi dovrà affrontare innanzitutto l’onda lunga della crisi generata prima dalla pandemia e ora dall’esplosione dei costi dell’energia. C’è da raccogliere il disperato appello di coloro che rischiano di non sopravvivere proprio per l’aggravio dei costi, dopo aver scontato le chiusure forzate e il calo dei tesserati durante il Covid. Società e associazioni sportive dilettantistiche, piscine, palestre: serve un aiuto concreto.
Il territorio, la base: ecco la prima emergenza nell’agenda del neo ministro, ricca di impegni e sfide. Si sale, quindi, di categoria e si arriva al mondo del calcio professionistico: per i club di serie A si avvicina la scadenza del 16 dicembre, quando terminerà la sospensione dei versamenti fiscali (relativi a gennaio-novembre 2022) concessa durante il Covid. Ammontare: circa un miliardo di euro, che spaventa non poco le società.
Abodi e la Lega Serie A avranno altri temi su cui confrontarsi: non è un mistero che i club puntino ad una revisione della Legge Melandri, che limita a tre anni il periodo di vendita dei diritti tv. Un orizzonte troppo limitante, secondo le società, che pone un freno allo sviluppo e ad accordi pluriennali più ampi, specie per i diritti esteri. E la serie A punta entro il 2030 a triplicare gli introiti dagli accordi internazionali: dagli attuali 670 milioni per il triennio in corso 2021-24, a 1,1 miliardi nel periodo 2024-27 e a 1,9 miliardi nel 2027-30.
Altra parola magica: stadi. La minore competitività del calcio italiano nei confronti delle altre leghe, in particolare la Premier League, deriva non solo dai diritti tv ma anche dalle infrastrutture, obsolete e non al passo con il mercato. L’occasione buona per rinnovare gli impianti è la candidatura ad organizzare gli Europei 2032. Entro il 16 novembre bisogna portare alla Uefa la “manifestazione di interesse nazionale” e la Federcalcio conta su Abodi per avere il via libera dal Governo per competere con la Turchia, l’unico concorrente ma potenzialmente in vantaggio visti i grandi investimenti sugli stadi effettuati negli ultimi anni.
Il dossier più impellente riguarda però le Olimpiadi di Milano Cortina 2026. C’è da nominare il nuovo amministratore delegato della Fondazione, ruolo che proprio Abodi era pronto ad assumere prima della nomina a ministro. Il pasticcio dei rumours sul nome di Letizia Moratti ha aggiunto pepe alla vicenda, da risolvere comunque in tempi brevissimi. Il 1 gennaio 2023, poi, dovrebbe entrare in vigore la legge di riforma del lavoro sportivo. Alcune federazioni - calcio e basket - chiedono il rinvio. Come finirà? La sfida di Abodi è appena iniziata.
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