Meno della metà delle aziende italiane della filiera auto (42,8%) è già orientata a produrre componenti per veicoli ad alimentazione elettrica e a idrogeno, mentre il 16,4% valuta l'uscita dal settore automotive in vista della scadenza del 2035, anno dello stop delle vendite di automobili nuove con motore endotermico.Per un'impresa su dieci abbandonare è l'unica opzione possibile. E' il quadro che emerge dall'Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, indagine della Camera di commercio di Torino e dell'Anfia. Le imprese sono preoccupate anche dell'entrata nel mercato europeo dei produttori cinesi, soprattutto di auto elettriche e ibride: il 36% li considera una minaccia.

La componentistica automotive - 2.167 imprese che impiegano 167 mila addetti, con un fatturato di 55,9 miliardi - oggi gode comunque di buona salute. Il 72% delle aziende che hanno risposto all'indagine annuale ha registrato nel 2022 un aumento del fatturato, per la metà superiore al 10%. Si riduce dal 72,9% del 2021 al 68,4% la quota di imprese che ha Stellantis e/o Iveco nel portafoglio clienti. Sale all'80,7% la quota di aziende che dichiara di vendere i propri prodotti sui mercati esteri- Per il 2023 il 49% delle imprese prevede un aumento del fatturato.