La terza rata si fa più sottile. Dopo il lungo braccio di ferro tra Bruxelles e Roma si è arrivati a un accordo che sulla carta sblocca i pagamenti attesi da fine aprile e sempre rimandati nonostante più volte esponenti di governo si fossero sbilanciati nel dire che era questione di ore. Ma almeno adesso è stato rimosso l’oggetto del contendere: gli studentati. In sostanza il progetto che riguarda 60mila nuovi posti letto in residenze universitarie passa dalla terza alla quarta rata.
Per chiudere la trattativa con l'Europa il ministro responsabile del Pnrr, Raffaele Fitto, ha convocato una nuova cabina di regia. All'ordine del giorno, la modifica individuata «dopo un'approfondita interlocuzione con la Commissione europea». Una «sfida particolarmente complessa» ha spiegato Palazzo Chigi perché il governo si è insediato il 22 ottobre e c'erano ancora 30 obiettivi sui 55 legati alla terza rata da raggiungere entro fine anno, e tutti hanno richiesto interventi legislativi. Ma è stato al momento della verifica che i conti non sono tornati. Mentre il commissario europeo dell’economia da un lato e i ministri italiani dall’altro esprimevano ottimismo, i tecnici di Bruxelles – forse anche dopo il sollecito da parte della Corte dei Conti europea a prestare maggiore attenzione ai vari progetti presentati dai 27 Paesi – hanno letteralmente fatto le pulci sulle residenze universitarie. Ne è nato un carteggio sull’asse Bruxelles-Roma dove alla fine è emersa anche una certa esasperazione da parte dei funzionari italiani che invitavano i colleghi europei a fissare una volta per tutti i dettagli legati ai 60 mila posti letto che non tornavano.
L’Ue per la verità aveva offerto a giugno una soluzione a Roma, quella che poi ora diventerà realtà: pagare una rata dimagrita, senza i 519 milioni legati all’obiettivo studentati. Ma il governo Meloni ha scelto il no: o tutti o niente. Così è passato un altro mese, nell'attesa della terza rata. Ora però si è scelta una via più duttile perché anche se il Def è ancora lontano fa comunque piacere soprattutto al ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti poter contare su 18 miliardi e mezzo in cassa. E adesso ad accordo trovato si è capito anche meglio l’oggetto della disputa. Che l’Ansa ha ricostruito così: l’Italia non è riuscita ad assicurare entro il 31 dicembre – come da obiettivo – 7500 dei 60 mila nuovi posti letto per universitari. La soluzione individuata da governo e Commissione prevede quindi di spostare quell'obiettivo sulla quarta rata, trasformandolo da un obiettivo quantitativo, quindi numerico, ad uno qualitativo. In sostanza, scompare anche la cifra dei nuovi alloggi - un aspetto che aveva allarmato le associazioni degli studenti - ma non va ad incidere sull'obiettivo complessivo di creare 60mila alloggi entro il 2026.
«Per noi si tratta di un'intesa positiva. Abbiamo lavorato molto in queste settimane in modo costruttivo, e penso che la soluzione sia molto positiva. L'Italia raggiungerà gli obiettivi previsti per la terza e la quarta rata», ha detto il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, spiegando che la terza rata arriverà nelle prossime settimane. Una promessa che non può sollevare qualche dubbio visti i precedenti. Così come qualche dubbio lo solleva su Italia e Spagna Standard & Poor's. L’agenzia americana di rating sostiene che i due Paesi sono in netto ritardo sull’utilizzo dei fondi europei rispetto alla scadenza del 2026. E gli spagnoli stanno peggio di noi: hanno impiegato solo il 10 per cento dei soldi arrivati da Bruxelles. Roma il doppio.
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