Data: 30 aprile. Luogo: Stoccolma, vertice Ecofin. Il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti dice: «Sul pagamento della terza rata del Pnrr all'Italia è questione di ore. Dalle informazioni che ho la situazione è definita e quindi siamo assolutamente ottimisti». Tre settimane dopo l'Italia ancora aspetta la terza rata. Bruxelles non ha ancora dato il via libera ai 19 miliardi che Giorgetti dava per certi quasi un mese fa. Che cosa si è inceppato? È vero che il ritardo sarebbe l'effetto del braccio di ferro in corso tra la Commissione europea e l'Italia sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità che il Parlamento - unico tra i 27 Paesi dell'Unione - non ha ancora ratificato?

Sembra un giallo. Che non viene chiarito neanche dalla stringata dichiarazione arrivata da Bruxelles nelle ultime ore: «Il lavoro sulla nostra valutazione per il via libera alla terza rata del Pnrr italiano è ancora in corso» ha detto la portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts, rispondendo a una domanda durante il briefing quotidiano con la stampa.  E ha aggiunto:«Ci sono scambi costruttivi con le autorità italiane» Ma come non era già tutto deciso un mese fa? Evidentemente no se la stessa portavoce ha insistito: «Non vi sono grandi aggiornamenti, il dialogo con Roma va avanti e, ove necessario, le autorità italiane forniscono a Bruxelles ulteriori informazioni» Dunque la trattativa - perché l'Italia aveva avviato un negoziato per ridistribuire i fondi e allungare i tempi di spesa - va avanti. I tempi? «La comunicazione sull'esito finale della valutazione sarà diffuso alla conclusione del processo», ha aggiunto con un linguaggio molto burocratico la portavoce di Bruxelles. 

Il ministro Raffaele Fitto, che ha l'incarico di riscrivere il Pnrr e la premier Giorgia Meloni

In realtà i 19 miliardi - dieci dei quali a fondo perduto - sarebbero dovuti arrivare a fine febbraio. Quella era la data di versamento della terza rata visto che la richiesta era stata presentata entro il 30 dicembre. Poi Bruxelles - che di norma ha due mesi per valutare le domande di finanziamento - e Roma avevano deciso di posticipare l'arrivo dei soldi a fine aprile. Nel frattempo c'è stato un negoziato durante il quale l'Ue ha stralciato i progetti degli stadi di Venezia e Firenze perché valutati incompatibili con il Pnrr, l'Italia ha chiesto di sostituire con un nuovo bando dieci progetti di teleriscaldamento e ci sono state modifiche alle linee guida sulle concessioni portuali.

«La revisione non abbassi le ambizioni»

Ma non è finita. La portavoce della Commissione ha parlato anche della volontà di revisione del Piano di ripresa e resilienza nazionale. Aggiungendo una stoccata: «Qualsiasi revisione non dovrebbe abbassarne l'ambizione complessiva. Siamo consapevoli che il governo italiano voglia rivedere il Pnrr, ma non abbiamo ancora ricevuto una richiesta formale di modifica». Bruxelles è comunque disponibile a "discutere" la revisione di «traguardi a obiettivi individuali» previsti nel piano «che non sono più realizzabili a causa di circostanze oggettive». D'altronde, anche alla Commissione Europa sanno che l'inflazione e gli aumenti dei tassi decisi dalla Bce come risposta per frenarne la corsa hanno cambiato non poco il quadro. A cominciare dai costi. Progetti pensati più di un anno fa sono oggi da rivedere. Al rialzo.

Le richieste di Belgio e Irlanda

E, infatti, prima che dall'Italia analoghe richieste sono arrivate dal Lussemburgo, dal Belgio e proprio in questi giorni dall'Irlanda, decisa a rivedere il piano sull'edilizia scolastica. Ecco Bruxelles - che peraltro su tutte le trattative mantiene una linea di riservatezza molto probabilmente per non pubblicizzare troppo le difficoltà - accetta di ridiscutere a patto che le carte siano chiare. Rumors spiegano il giallo della terza rata anche con il modo con cui Roma tratta con la Commissione. Sarà davvero così?

Allocazione delle risorse RRF (recovery and resilience facility) a Missioni - Fonte: governo.it

La revisione di Fitto in dirittura d'arrivo

In Italia intanto si litiga. E a rendere la tensione più alta ha contribuito una intervista del ministro Raffaele Fitto, responsabile della revisione del Pnrr, in cui si sosteneva che voleva smantellare le opere infrastrutturali. «È stato frainteso» e «Non rinunceremo ai progetti» la replica del governo che ha spiegato come la riscrittura del piano da parte di Fitto sia in dirittura d'arrivo e non prenda di mira singoli settori ma guardi a un obiettivo più ampio: capire gli interventi che non potrebbero essere realizzati entro la scadenza del 2026 per spostarli su finanziamenti di fondi di coesione e sviluppo che hanno tempi più lunghi e meno rigidità nelle regole rispetto al Pnrr.

Sarà, ma l'opposizione va all'attacco. Il Pd chiede un passaggio parlamentare per chiarire una volta per tutte quali sono le opere che il governo intende depennare. E la terza rata intanto si fa attendere mentre entro giugno il governo è atteso a un primo check-up sul Piano. Da superare 27 tra obiettivi e traguardi. A dicembre saranno anche di più: 69. E le premesse secondo quando calcolato dall'Osservatorio Pnrr the European house Ambrosetti non sono incoraggianti. Finora solo il 6 per cento dei finanziamenti sarebbero stati spesi. E i progetti realizzati? Appena l'uno per cento.