I mercati si concentrano su un grosso tema alla volta. Quello europeo sembra da ieri sulla via di una faticosa soluzione. O, quantomeno, per qualche tempo non sarà il solo tema su cui concentrarsi. Quale sarà il prossimo tema? Probabilmente il debito pubblico statunitense.

Entro la fine di novembre (il 23 per la precisione) una commissione speciale (Select Committee) del Congresso deve proporre una politica di risanamento del bilancio pubblico.

Il deficit statunitense prima del pagamento degli interessi (il saldo primario) è pari al 9% del PIL. Ossia è generato un deficit di dimensioni cospicue che produce del debito per essere finanziato prima ancora di pagare gli interessi sul debito maturato. (Nel caso italiano il saldo primario è pari a zero e diventerà positivo il prossimo anno).

Il debito pubblico del solo governo centrale, ossia se si esclude quello degli stati, e se si includono gli enti pubblici che lo lo detengono, come il fondo per gli invalidi di guerra, ecc, è pari al 100% del PIL. (Nel caso italiano è pari al 120% del PIL).

Come si vede si hanno delle ragioni robuste per concentrarsi sul debito degli Stati Uniti.

Il debito pubblico statunitense, se nulla viene fatto, è messo peggio di quello italiano, perché è alimentato da un deficit cospicuo che lo fa crescere molto. Nel caso italiano il debito cresce poco, perché il deficit (che è il frutto del solo pagamento degli interessi sul debito maturato) è modesto.

Il debito pubblico statunitense, se molto viene fatto, è messo meglio di quello italiano, perché gli Stati Uniti hanno, a differenza dell'Italia, un'enorme base fiscale da cui attingere.

In conclusione, alla fine di novembre il sistema politico statunitense potrebbe finire sotto le luci della ribalta.