La casalinga di Voghera, che notoriamente è lenta a capire, continua a rimanere perplessa quando pensa al piano di Geithner. La sua conclusione, infatti, è che alla fine si avranno gli stessi prezzi che si avrebbero senza piano.


Il piano, ridotto al succo, è questo. I privati investono sette dollari, il Tesoro sette dollari in un veicolo finanziario che acquista 100 dollari di obbligazioni tossiche, quelle che contengono i mutui ipotecari, delle banche. I restanti 86 dollari (=100–(7+7)) sono il finanziamento a fondo perduto del fondo per la tutela dei depositi bancari. Il quale fondo di tutela non deve far approvare le proprie spese dal Parlamento. La casalinga di Voghera s’immagina il meccanismo d’asta, col banditore e le grida, e non capisce il piano di Geithner.

 

Nessuno in partenza sa quanto valgano le obbligazioni tossiche. Poniamo che il banditore parta da un prezzo di 50 dollari e che l’obbligazione tossica possa un giorno finire a 100 dollari, ossia che sarà rimborsata «alla pari», così come potrà finire a zero.

 

Il piano dal punto di vista dei privati si può vedere in questi termini. Supponiamo che la probabilità di rimborso o di fallimento sia del 50%. Si hanno (100–50=) 50 dollari di guadagno complessivo, nel primo caso. I privati guadagnano 3,5 dollari (50x7%). Si hanno (0–50=) 50 dollari di perdita complessiva, nel secondo caso. I privati perdono 3,5 dollari (–50x7%). Se la probabilità che le cose vadano bene o male è del 50%, i privati tanto guadagnano quanto perdono. Il guadagno atteso è zero: (3,5x50%)–(3,5x50%)=0.

 

Dunque i privati non dovrebbero, con i 50 dollari gridati dal banditore e una probabilità del 50% di rimborso alla pari, muovere un dito. I prezzi per essere attraenti, sempre con una probabilità del 50%, dovrebbero andare sotto i 50 dollari. E qui i privati muoverebbero lietamente le dita. Qual è allora il prezzo che il banditore griderebbe? Ovviamente un prezzo ben inferiore a 50 dollari per incentivare i compratori, ma troverebbe che non ci sono venditori. Infatti le banche, se vendessero, dovrebbero registrare delle grandi perdite. Ed è proprio quello che succede oggi sui mercati, dove le obbligazioni tossiche hanno prezzi intorno ai 25 dollari e le banche non le vendono.

 

Se la probabilità di rimborso alla scadenza fosse, invece, maggiore del 50%, si avrebbe un incentivo a comprare. Il compratore sarebbe incentivato – per il meccanismo di asta – ad alzare il prezzo offerto, fino ad annullare il guadagno straordinario. Poniamo che il limite del rendimento desiderato sia del 5%. Se la probabilità di avere l’obbligazione rimborsata alla pari è del 90%, l’offerta d’acquisto dovrebbe, fatti i conti, andare a 85 dollari.

 

Si hanno (100–85=) 15 dollari di guadagno complessivo, nel primo caso. I privati guadagnano un dollaro (15x7%). Si hanno (0–85=) 85 dollari di perdita complessiva, nel secondo caso. I privati perdono sei dollari (–85x7%). Se la probabilità che le cose vadano bene è del 90% e male è del 10%, il guadagno atteso è: (1x90%)–(6x10%)= 0,9–0,6 = 0,3 dollari. 0,3 dollari sui sei investiti danno un rendimento del 5%.


Il banditore grida allora 85, e trova chi compra e chi vende. Infatti le banche, se vendessero le obbligazioni tossiche a 85 dollari, dovrebbero registrare perdite contenute. Dunque il piano funziona, se emerge una probabilità di rimborso tendente al 100%. Se ci fosse davvero questa probabilità, gli acquisti sarebbero già partiti, e i prezzi, invece di essere a 25 dollari, sarebbero già a 85 dollari.