Il rendimento delle obbligazioni di peggior qualità (dette high yield) è letteralmente esploso da marzo di quest’anno in poi. In molti cantano il ritorno dell’«appetito per il rischio». Può darsi. Facciamo però notare che dall’inizio della crisi, ossia dalla fine del 2007, il rendimento cumulato (la variazione del prezzo con le cedole che sono reinvestite appena incassate) dei titoli high yield è eguale a quello dei titoli di stato, calcolato allo stesso modo. I titoli high yield sono prima caduti del 30%, poi sono rimbalzati in modo esplosivo, per raggiungere il rendimento che avevano intanto accumulato i titoli di stato.


Si veda il grafico:
http://2.bp.blogspot.com/_8rpY5fQK-UQ/SsF1QQFBz4I/AAAAAAAAIEo/Xcj8BP1PEvg/s1600-h/full+cycle.png


Dunque i titoli di stato sono imbattibili durante le crisi. Abbiamo appena visto che i titoli high yield hanno reso come i titoli del Tesoro, ma con un rischio decisamente maggiore. La borsa azionaria è, invece, ben sotto il suo livello di fine 2007, mentre i titoli di stato sono, da allora, saliti. Che i titoli di stato siano imbattibili durante le crisi è intuibile: lo stato, durante la crisi, ha entrate ridotte ma abbastanza certe, e comunque ha la possibilità di aumentare le imposte nel futuro, mentre le imprese, durante la crisi, hanno redditi molto incerti.
 
I titoli di stato sembrano però imbattibili anche alla lunga, quando alle crisi seguono le riprese. Negli ultimi venticinque anni le azioni e le obbligazioni hanno, infatti, dato gli stessi rendimenti. Si vedano i grafici della prima parte della nota:
http://www.centroeinaudi.it/ricerche/le-azioni-e-le-obbligazioni-nellultimo-quarto-di-secolo.html

Si potrebbe – sulla base dell’esperienza – essere tentati dal comprare solo i titoli di stato, e comprare «ogni tanto» le attività più rischiose. Il ragionamento sembra solido. Meglio ancora, è solido a condizione che il futuro sia eguale al passato. Proiettando – secondo i conti del Congressional Budget Office (CBO) – nei decenni il bilancio pubblico degli Stati Uniti (1), si scopre che gli oneri da interessi saranno crescenti fino a diventare pari alle spese correnti non finanziarie. Si capisce, a meno di interventi decisi per fermare la dinamica del debito nei prossimi anni – superata la crisi. Si veda il grafico:
http://www.centroeinaudi.it/images/lettera_economica/l%5C%27onda%20lunga%20di%20taylor.jpg

Se nei prossimi anni non si avranno azioni preventive volte a ridurre la dinamica del deficit – quindi del debito, quindi degli interessi – i prezzi delle obbligazioni emesse dal Tesoro, in condizione di grande offerta per molti decenni, rischiano di essere deboli. Per essere le obbligazioni massicciamente assorbite, i prezzi dovranno infatti scendere, ossia i rendimenti salire.


Il metodo d'investimento che è andato per la maggiore negli scorsi decenni – «compra e aspetta, tanto alla lunga le azioni vanno meglio» – non ha funzionato. Il metodo che uno potrebbe ricavare proprio dall’esperienza degli ultimi decenni – «compra stabilmente le obbligazioni e ogni tanto, ma in maniera fuggente, compra le azioni e le obbligazioni high yield» – potrebbe non funzionare nel futuro precisamente per effetto dei debiti pubblici crescenti.
 
Nel futuro bisognerà ingegnarsi a pensare agli investimenti finanziari in maniera originale.


(1) http://johnbtaylorsblog.blogspot.com/2009/09/alarming-debt-charts.html