Gli effetti della crisi climatica sulla nostra salute non sono soltanto quelli evidenti a tutti, come i danni da inquinamento e da eventi meteorologici estremi. Ci sono conseguenze indirette e meno note che stanno incidendo rapidamente sulla nostra sicurezza alimentare, intesa nel senso di food safety, ovvero la sicurezza di non ammalarsi mangiando (altro è la food security, ovvero la sicurezza di poter mangiare per sopravvivere). Il cambiamento climatico sta influenzando infatti la comparsa e l'intensità di alcune malattie a trasmissione alimentare.
Le alterazioni climatiche incidono sulle caratteristiche di diversi microrganismi causa di tossinfezioni, modificandone le caratteristiche – ad esempio i ceppi di salmonelle circolanti – ma anche la quantità. Le precipitazioni molto più intense, infatti, provocando inondazioni che sommergono i raccolti promuovo una più vasta circolazione di virus e batteri a trasmissione alimentare. Al rischio microbiologico delle inondazioni si aggiunge quello chimico, perché questi eventi trascinano le sostanze chimiche che fuoriescono dalle strutture industriali, contaminano l’acqua potabile e i terreni agricoli e infine entrano nella nostra catena alimentare.
L'allarme per le aflatossine
Ma i nuovi rischi per la salute dei cibi posti dal cambiamento climatico vengono soprattutto dal riscaldamento globale. L’Efsa, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, ha segnalato 25 nuovi rischi connessi all’aumento delle temperature della terra e del mare. L’esempio più eclatante è quello dalla proliferazione delle aflatossine, causa di cancro e di mutazioni, che sono prodotte da funghi che affliggono le derrate alimentari destinate a uomo e animali, quando il clima diventa particolarmente caldo e umido.
L’altro grande tema è quello del surriscaldamento del mare, da cui uomini e animali (ricordiamo le immense quantità di farine di pesce necessarie agli allevamenti ittici) traggono nutrimento. La crescita rapida della temperatura delle acque del Mediterraneo sta incrementando la presenza di batteri patogeni, come i vibrioni del colera. I vibrioni sono amanti delle acque tiepide e possono raggiungere alcuni alimenti come il pesce e i frutti di mare. L’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio ha infatti previsto un significativo incremento nei prossimi anni dei contagi da vibrioni a causa del riscaldamento delle acque marine. Un altro effetto del riscaldamento dei mari che sta causando allarmi in tutto il globo, è quello dell’aumento delle tossine algali, contaminanti tra i più pericolosi che si possono trovare negli alimenti. Il riscaldamento dell'acqua di mare in superficie porta alla proliferazione di alcune alghe unicellulari, le quali producono tossine che contaminano facilmente i molluschi e arrivano alla catena alimentare con la loro potente azione neurologica. Su di esse non abbiamo l’arma della cottura, al contrario di quanto accade per i batteri, in quanto le tossine algali sono stabili al calore e rimangono attive anche dopo la bollitura dei molluschi.
Da questi esempi comprendiamo che il cibo oggi è allo stesso tempo vittima e propulsore dei cambiamenti climatici. E’ noto infatti che il sistema agroalimentare viene considerato responsabile di una parte significativa della crisi climatica perché produttore di percentuali variabili di emissioni di gas serra. In questa situazione complicata è inevitabile che emergano nuove tecnologie alimentari. Gli Stati Uniti a fine dello scorso anno hanno autorizzato al mercato la prima fettina di carne di pollo prodotta in laboratorio. Il principio fondante della carne coltivata è produrre grandi quantità di muscolo partendo da poche cellule viventi. Si propone oggi che il cibo sintetico possa dare la risposta alle istanze ambientali, etiche, salutiste che gravano sull’alimento.
Il valore della tutela dell'ambiente
Una risposta migliore e più profonda può essere al contrario acquisire la consapevolezza del rapporto fortissimo che esiste tra alimenti e clima e considerare la tutela dell’ambiente non solo come un valore autonomo ma un bene strettamente connesso alla nostra salute alimentare. Al di là degli alimenti, ricordiamo che i cambiamenti climatici favoriscono lo sviluppo delle malattie zoonotiche, derivate dall’interfaccia animale-uomo, che sono diventate ormai una miccia accesa. Per esempio, il riscaldamento globale incrementa la presenza di insetti e artropodi, che sono vettori di virus e batteri pericolosi per l’uomo. A conti fatti, diventa prioritario e urgente ragionare d’ora in poi su a una dimensione complessiva della salute, che connetta tra loro uomini, animali, piante ed ambiente. Di questi temi parleremo a ColtivaTo domenica 2 aprile al Museo Egizio alla conferenza "Animale, vegetale o...Il cibo di domani" con inizio alle 12.
© Riproduzione riservata