C'è un invitato inatteso e poco gradito al simposio dei banchieri che comincia giovedì a Jackson Hole, nel verde del parco nazionale Grand Teton: la crisi immobiliare della Cina, con i due colossi Evergrande e Country Garden a un passo dal fallimento. Un quadro che a qualcuno ha richiamato alla memoria il crack di Lehman Brothers di quindici anni fa. Un paragone che molti considerano azzardato, ma in ogni caso la questione cinese – compreso il taglio sulla crescita decretato dalle grandi banche d'affari – finirà di sicuro tra i discorsi dei banchieri centrali che da più di 40 anni si ritrovano in questa località del Wyoming "convocati" dalla Federal reserve di Kansas City per fare il punto sulle politiche monetarie.

Quando Draghi presentò il Qe

E mai come quest'anno c'è molta attesa per l'intervento di Jerome Powell e Christine Lagarde, ai timoni delle due banche centrali più importanti: la Fed e la Bce. E anche se il tema della tre giorni nella Jackson lake lodge "Structural shifts in the global economy" mette al centro del simposio cui partecipano anche economisti e investitori i "Cambiamenti strutturali nell'economia globale" tutti guardano a Jackson Hole per capire le prossime mosse dei banchieri centrali nella lotta contro l'inflazione. D'altronde Mario Draghi, nel 2014, come presidente della Bce, scelse proprio questo simposio per anticipare le linee del "Quantitative easing". Insomma sono lontani gli anni in cui gli organizzatori – dopo le prime edizioni a Kansas City a partire dal 1978 - scelsero Jackson Hole per convincere l'allora presidente della Fed Paul Volcker a partecipare assicurandogli la possibilità di cimentarsi nella pesca sportiva, la sua grande passione. Il simposio all'ombra delle montagne del Wyoming è diventato l'appuntamento per annunciare cambi di politica monetaria o delle prospettive economiche. Soprattutto per chi è al timone della Fed.  

Christine Lagarde e Jerome Powell guidano rispettivamente la Bce e la Fed

Ed è probabile che Jerome Powell non si lascerà sfuggire l'occasione per indirizzare le prossime mosse della banca entrale statunitense. Pur essendo già stato chiaro su un punto ("L'inflazione è ancora inaccettabilmente alta") finora si è astenuto dall'indicare un ulteriore aumento dei tassi nella riunione di metà settembre. E secondo gli analisti di Goldman Sachs l'ultimo ritocco potrebbe essere rinviato a novembre anche perché a luglio l'indice del costo della vita è andato meglio delle previsioni (+3,2% annuo). Ma, in realtà, i mercati già guardano oltre e si aspettano dalla Fed i primi tagli dei tassi tra marzo e maggio del prossimo anno come spiega Patrice Gautry, chief economist di Ubp. Un'ipotesi di fine della stagione della politica restrittiva negli Usa che pero si scontra con i toni da falco del comitato monetario della Federal reserve (Fomc) e dello stesso Powell che ha dichiarato che il percorso per raggiungere l'obiettivo del 2% dell'inflazione potrebbe richiedere tempi più lunghi e dunque «è pericoloso attendersi un rapido e ampio taglio dei tassi a inizio 2024». Nonostante sia l'anno che si concluderà con le elezioni per il nuovo inquilino della Casa Bianca.

Ma c'è attesa anche per quel che a Jackson Hole dirà Christine Lagarde. La numero uno della Banca centrale europea a luglio ha lasciato intendere che a settembre potrebbe anche esserci una pausa nella corsa al rialzo dei tassi – diversamente verrà stabilito un vero record in 25 anni di attività: il decimo ritocco di fila – anche se nell'area euro si profilano ancora altri aumenti degli interessi per rallentare una corsa dei prezzi che per ora non dà i risultati sperati (+5,3% l'indice dell'inflazione nell'ara euro). Molti governi dell'Unione europea spingono per una pausa anche se il consueto sondaggio di Bloomberg tra gli addetti ai lavori scommette su un ultimo rialzo dei tassi proprio a settembre. Finora in un anno la Bce ha inasprito il costo del denaro di 425 punti.

Il futuro governatore di Bankitalia

Fabio Panetta, componente del board della Bce e prossimo governatore della Banca d'Italia al posto di Ignazio Visco in un webinar organizzato dalla Bocconi è stato prudente: «Deciderò a settembre quando avremo più dati sull'inflazione, sulla crescita e le nuove previsioni economiche dei tecnici della Bce. E' molto difficile impegnarsi ora su una pausa o meno. Il nostro obiettivo di inflazione al 2% e siamo impegnati a perseguirlo. Ma quello che conta non è solo il livello dei tassi oggi, ma il percorso futuro».