«Ha risvegliato il senso di comunità dopo il Covid. E non era un risultato così scontato. Ecco perché dico che basta come traguardo per dare un giudizio positivo sulla prima comunità energetica d’Italia»: Marco Bailo, 43 anni, architetto, da 13 sindaco di Magliano Alpi, duemila anime a metà strada tra Fossano e Mondovì, nel cuore della provincia di Cuneo, a quasi due anni dalla data di nascita della prima Cer – il 18 dicembre 2020 – è soddisfatto. E ripeterebbe l’esperienza messa in piedi in pieno lockdown quando il consiglio comunale decise di aderire con una delibera al “Manifesto delle comunità energetiche” lanciato dall’Energy center del Politecnico di Torino nell’aprile di due anni fa. Il Comune è stato sin dall’inizio il motore di questa associazione tra produttori e consumatori di energia da fonti rinnovabili. Anche nella pratica.
I pannelli fotovoltaici che producono l’energia sono stati installati sul tetto del Municipio. Un altro impianto è stato allestito sul fabbricato della palestra. I primi benefici li hanno già toccati con mano le associazioni sportive del paese che ora usufruiscono degli impianti senza neanche più pagare i 20 euro l’ora che sborsavano prima della Cer. E poi, in paese, davanti al municipio e agli impianti sportivi, sono spuntate due colonnine per la ricarica delle auto elettriche: ed è gratis. Basta la tessera fiscale. Possono usufruirne anche gli abitanti dei paesi vicini, un altro modo per dar forza al senso di comunità.
In missione anche dalla Lettonia
Ma c'è di più: sotto la supervisione di Sergio Olivero, ingegnere dell'Energy center, il Comune sta testando anche alcune piattaforme digitali di gestione: in altre parole il "motore intelligente" del sistema di governance dell'energia per assicurare un management efficace dei dati. Ecco perché Magliano Alpi, a quasi due anni di distanza dall’inizio di tutto, può essere un buon punto di partenza per capire le prospettive delle comunità energetiche dopo la direttiva dell’Unione Europea Red II del 2018 che stabilisce che nel 2030 le energie rinnovabili dovranno pesare almeno per il 32 per cento sul consumo finale lordo di energia. D’altronde in questi 24 mesi hanno chiamato in municipio da mezza Italia: «Credo di aver parlato o risposto alle mail di 300-400 colleghi. Tutti interessati alla nostra Cer, tutti pronti a replicarla. Ci hanno cercato dal Friuli, dalla Toscana, dalla Sardegna – ricorda Bailo –. Abbiamo avuto in visita anche una delegazione dalla Lettonia. Tutta gente molto competente che voleva capire come replicare la nostra Cer nel loro Paese».
Ecco cosa non funziona ancora
Però non va proprio tutto bene. Ci sono stati e ci sono intoppi. Compreso quello di uno Statuto che nessuno aveva mai redatto. E che ha impegnato non poco la segretaria Laura Baudino. Ma con successo. Due, invece, i nodi irrisolti. Gli incentivi che non sono ancora stati riconosciuti dal Gestore dei servizi energetici e i decreti attuativi attesi da marzo e che non arrivano. E che di fatto bloccano tutto. Dovrebbero essere gli atti che autorizzano gli impianti fotovoltaici da 1 Megawatt rispetto a quelli attuali da 20 kWp. Basta un numero per capire la differenza: i primi sono in grado di produrre quasi 2 milioni di kwh di energia elettrica l’anno, i secondi 25mila. Con il via libera alle cabine primarie si potrebbero aprire le Cer anche alle industrie e in ogni caso allargare di molto la comunità anche sotto il profilo dell’estensione del territorio. «Noi abbiamo altre due Cer quasi pronte a partire perché nell’area l’interesse è molto alto: stiamo sbrigando le ultime pratiche burocratiche. Ma è chiaro che prima aspettiamo i decreti attuativi».
Dal Pnrr 2 miliardi per i paesi
Decisivi anche per i bandi del Pnrr. Lo spiega Romano Borchiellini, ordinario di fisica tecnica al Politecnico e direttore dell’Energy Center che alla funzione di laboratorio per la transizione ecologica ha aggiunto quella di consulente “involontario” dopo il “Manifesto sulle comunità energetiche”: «Il piano di ripresa e resilienza nazionale destina oltre due miliardi ai comuni con meno di cinquemila abitanti per creare comunità energetiche. Non sono finanziamenti a fondo perduto, ma vanno restituiti. Però rappresentano un bell’incentivo: a patto però che arrivino i decreti attuativi. Altrimenti i bandi faranno riferimento alle cabine secondarie, quelle da 20 kWp per intenderci, e sarà quindi limitante».
Borchiellini nella giornata inaugurale di “Restructura”, il più importante salone sull’edilizia nel Nord Ovest, in programma a Torino dal 17 al 19 novembre, si soffermerà sulle prospettive delle Cer: «C’è molta attenzione da parte delle persone, degli amministratori e delle aziende. E anche le utilities sono pronte a entrare nel business. Hanno il know how per cogliere le opportunità che si apriranno. Un esempio dell’interesse che ruota attorno alle Cer lo abbiamo misurato in Friuli: venti aziende si sono candidate a gestire la piattaforma che dovrà far funzionare la Comunità collinare di San Daniele. E anche Terna e Enel stanno studiando il fenomeno per non trovarsi impreparati sulla gestione della rete quando l’Italia potrebbe riempirsi di Cer pronte a immettere l’energia prodotta in più nella rete. Va assolutamente evitato l’effetto imbuto».
A Napoli la seconda conferenza delle Cer
Borchiellini – che il 22 novembre sarà a Napoli per la seconda conferenza nazionale delle comunità energetiche – chiede chiarezza. «Servono regole precise perché tutti possano capire come funziona una Cer e quali sono i vantaggi. A cominciare dagli imprenditori che già producono energia rinnovabile in proprio e che dovranno decidere conti alla mano se continuare a puntare sullo “scambio sul posto” (meccanismo che conteggia l’energia immessa in rete da un produttore e quella prelevata) oppure passare alla Cer o, ancora, se è previsto che l’opzione “scambio sul posto” sparirà. E poi serve più trasparenza. A cominciare dal Gestore.
Oggi non si conoscono con precisione i numeri. A iniziare da quante sono effettivamente le Cer operative in Italia. A noi risultano una trentina. Nulla si sa neanche sugli incentivi: sono già stati pagati? Su internet corrono voci che tre Cer avrebbero incassato i primi soldi, ma non c’è alcuna ufficialità. Ecco perché servirebbe più trasparenza».
Servono regole chiare e trasparenza
Il numero uno dell’Energy center è convinto che le Cer abbiano già vinto comunque una battaglia: quella della consapevolezza. «Il consumatore che diventa prosumer è più sensibile. Comprende meglio cosa c’è dietro un gesto semplice come quello di premere un interruttore. Capisce che una giornata è fatta di momenti diversi anche nel consumo di energia e impara a sfruttare le fasi in cui la richiesta si riduce per fare la lavatrice o avviare la lavastoviglie. È indispensabile accrescere la sensibilità della gente su un uso responsabile delle fonti. Perché non è che tutto si risolva con il passaggio dalle fonti fossili - che abbiamo cosi sfruttato che nel giro di due secoli si esauriranno - a quelle rinnovabili. Servirà maggior attenzione anche in futuro».
Può essere utile anche un semplice display, come quello che il sindaco Bailo ha installato all’ingresso del municipio di Magliano Alpi. Indica la potenza attuale, l’energia prodotta dall’avvio della comunità energetica, le emissioni evitate. Così tutti sanno tutto. In diretta. Nel nome della comunità.
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