«In meno di un anno la mia rata del mutuo è cresciuta di 230 euro, in percentuale vuol dire oltre il 20 per cento in più. Ecco quanto mi costano i rialzi dei tassi decisi dalla Bce per frenare l'inflazione». Questa è una storia vera. Il lettore che ci ha scritto ha allegato anche il foglio delle rate pagate e di quelle ancora da saldare. Un mutuo variabile con una banca di credito cooperativo da 150 mila euro da versare in 12 anni.

La rata fissa a lungo ferma a 1099 euro al mese, da luglio 2022 – in coincidenza con il primo rialzo dei tassi deciso dalla Banca centrale europea dopo una lunga stagione di rendimenti negativi – ha iniziato a lievitare. E non ha più smesso. Subito 29 euro in più. Poi ogni mese un rialzo. E ora a marzo saranno 1329 euro. Più di duecento euro di aumento in nove mesi. «Un incremento che mi preoccupa anche se per ora riesco a sostenerlo, ma se come pare ci saranno altri rialzi, rischio di arrivare a giugno a 1450-1500 euro di rata al mese. Un salasso che mi fa tremare al pensiero» continua il lettore. E nelle stesse sue stesse condizioni sono tre milioni e mezzo di famiglie italiane – o almeno la stragrande maggioranza – che hanno un mutuo aperto con una banca. Tutti con il fiato sospeso. Soprattutto dopo le ultime parole della presidente della Bce Christine Lagarde che ha detto: «Faremo tutto ciò che serve contro l'inflazione» con una frase che rimanda al "whatever it takes" di Mario Draghi.

Quinto rialzo dall'estate

E dunque oltre al rialzo di altri 50 punti che verrà deciso dal board di Francoforte la prossima settimana, è praticamente certo un altro ritocco a maggio. E forse anche a giugno. L'unica speranza è che magari l'aumento sia meno impattante: 0,25 anziché 0,50. Dipende da come andrà l'andamento dei prezzi nell'Unione Europea nei prossimi mesi. Per ora i segnali non sono troppo incoraggianti. Comunque la prossima settimana i tassi saliranno al 3,5% a fronte del quinto aumento dall'estate scorsa. Ed entro luglio probabilmente toccheranno il 4%.

Va detto che l'aumento non si replica nella stessa misura sulla rata del mutuo. Dipende dal tasso Euribor che, secondo le ultime ipotesi – in base all'andamento dei future –, è previsto al 3,4% a giugno. Ma destinato a crescere ancora nell'anno tanto che secondo gli esperti tra non molto un variabile a lungo termine potrebbe costare tanto quanto un tasso fisso. C'è di più: a questo tasso va aggiunto lo spread che ogni banca applica. E che, in parole povere, è il loro guadagno. Così c'è chi si è trovato una rata del mutuo lievitata anche del 40%.

La surroga o la rinegoziazione

Di fronte a un simile quadro restano poche vie d'uscita. Una è provare a rinegoziare il mutuo con la stessa banca ma è facile prevedere che la risposta sarà negativa anche se la stessa Lagarde ha invitato gli istituti ad andare incontro alle famiglie. L'alternativa è la surroga. Cioè cambiare banca. Un'operazione che non ha costi. Oggi si riesce ancora a strappare un mutuo a tasso fisso a prezzi competitivi soprattutto considerando la prospettiva di nuovi rialzi per quelli a tasso variabile. E il governo ha previsto nella manovra una norma che consente il passaggio al fisso a chi ha un variabile con durata residua fino a 25 anni, di valore inferiore ai 200 mila euro e con un indice Isee non superiore ai 35 mila euro. Ma per ora mancano i decreti attuativi e cosi le banche hanno buon gioco a rimandare.

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Una frenata nelle compravendite

Secondo gli ultimi dati di Bankitalia, a dicembre, i prestiti per l'acquisto di immobili superavano i 427 miliardi, con poco meno di un miliardo (953 milioni per l'esattezza) impegnati in mutui a cinque anni. La quota di mutui variabili sarebbe scesa al 40% del totale. E secondo l'ultimo osservatorio di Mutuionline.it la ripresa delle domande di prestiti a tasso fisso è in sensibile ripresa. Ma comunque vada l'effeto Bce è destinato a incidere sul mercato immobiliare.

L'ultimo studio di Nomisma, invece, ipotizza una contrazione intorno al 13% effetto proprio degli aumenti degli interessi destinati a caratterizzare tutto l'anno. Nel 2022 la media delle compravendite è stata pari a 767 mila mentre per il 2023 ci si aspetta una discesa a 665 mila con un ulteriore calo nel 2024 (659 mila). «Il consiglio per chi vuole comprare casa – si legge nel rapporto Nomisma – è di attendere una stabilizzazione del mercato che molto probabilmente vedrà una discesa delle quotazioni immobiliari e, sul lungo periodo, anche una discesa dei tassi di interesse, ma solo quando l'inflazione tornerà sotto controllo». Come promesso (o minacciato, a seconda dei punti di vista) da Lagarde.