Ancora una crescita a due cifre per il mercato dell’auto dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK). In giugno le immatricolazioni nell’area sono aumentate del 18,7% rispetto allo stesso mese del 2022. Il dato viene analizzato in una nota del Centro Studi Promotor commentando i dati diffusi in mattinata dall’Acea, European Automobile Manufacturers’ Association. Si tratta dell’undicesima crescita consecutiva innescata da un miglioramento delle quantità prodotte dalle case automobilistiche consentita dal rallentamento della crisi innescata dalle difficoltà di reperimento di componenti essenziali come microchip, cavi ed altri.
Un falso buon periodo
Con il risultato di giugno il primo semestre del 2023 chiude con un incremento del 17,6% sul primo semestre 2022, ma, in una prospettiva di medio periodo, non è questo il risultato più importante nei dati diffusi dall’Acea. Il dato veramente importante è infatti la permanenza del mercato dell’auto su livelli di vendita molto lontani da quelli che hanno preceduto la crisi innescata dalla pandemia e cioè dai risultati delle immatricolazioni del 2019. In particolare, per il primo semestre dell’anno, confrontando il dato diffuso oggi con quello dello stesso periodo del 2019, emerge un calo del 21,8%.
In controtendenza rispetto all’andamento dell’economia
Questo risultato – si legge sempre nella nota di Promotor – appare nettamente in contrasto con l’andamento generale dell’economia che in tutta l’area a fine 2022 ha ormai recuperato la forte caduta generata dalla pandemia e dagli eventi che l’hanno seguita. In particolare, se consideriamo i cinque maggiori mercati dell’Europa Occidentale, emerge che nell’intero 2022 in Germania il Pil ha superato dello 0,63% il livello del 2019, mentre le immatricolazioni di autovetture hanno accusato un calo del 26,5% sui livelli del 2019; nel Regno Unito lo stesso confronto ci dice che a fronte di un modestissimo calo del Pil (-0,35%) le immatricolazioni sono calate del 30,2%; in Francia il Pil è cresciuto dell’1,03% e le immatricolazioni sono sotto del 27,3%; in Italia il Pil è cresciuto dello 0,96% e le immatricolazioni sono calate del 31,3%; in Spagna, infine, il Pil è calato dell’1,33%, ma per le immatricolazioni vi è un calo del 35,4%.
Il nodo della transizione energetica
Come tutti sanno esiste una forte correlazione positiva tra l’andamento dell’economia e quello delle vendite di autovetture. Questa correlazione nell’Europa Occidentale sembra non esistere più. Le ragioni di questa situazione – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – sono solo in piccola parte attribuibili alla crisi negli approvvigionamenti di semiconduttori ed altri componenti, crisi alla cui parziale risoluzione si deve la ripresa degli ultimi undici mesi. Vi è infatti ancora un grande problema che riguarda la domanda e che è legato alle modalità della transizione energetica. I concessionari segnalano che la ripresa iniziata nell’agosto 2022 è sostenuta essenzialmente dagli ordini accumulatisi per le difficoltà di fornitura delle case, ma l’afflusso di nuovi ordini langue.
I dubbi sugli acquisti elettrici
Tra le ragioni della difficoltà di acquisizione di ordini vi è certamente il fatto che gli automobilisti che hanno necessità di cambiare la loro auto (e sono ormai milioni nell’area) e non sono intenzionati o non hanno la possibilità economica di acquistare un’auto elettrica, se pensano di acquistare oggi un’auto ibrida, a benzina o diesel, si chiedono quanto varrà sul mercato dell’usato l’auto che acquisteranno quando dovranno sostituirla e ciò perché il procedere della transizione all’elettrico comporta necessariamente una accelerata perdita di valore delle auto in circolazione.
Il ruolo di Bruxelles
La nota di Promotor è molto dura nelle conclusioni: «Emerge dunque ancora una volta che l’Unione Europea se vuole procedere nella transizione ecologica non può limitarsi a emanare diktat, ma deve farsi carico di affrontare i problemi economici che la transizione comporterà per la stragrande maggioranza degli automobilisti».
© Riproduzione riservata