Nella manovra approvata in consiglio dei ministri (24 miliardi) spunta un taglio a quella che è considerata la tassa più odiata dagli italiani : il canone Rai. Si riduce di quasi di un quarto, scendendo da 90 a 70 euro. Ad annunciarlo per primo è stato il viceministro Matteo Salvini: «E' solo l'inizio di un percorso virtuoso che dovrebbe concludersi con la sua cancellazione. Un primo step inserito nella legge di bilancio 2024». Poi a illustrare il provvedimento è il ministro che annuncia una riduzione da 20 a 15 euro. «Ogni mese nella bolletta invece di 20 troverai 15». Ma poi chiarisce: "«C'è la riduzione di un quarto del canone». Così dopo più di 80 anni dalla sua istituzione - venne introdotto nel febbraio del 1938 con le prime programmazioni radiofoniche - la tassa che ogni anno gli italiani versano per il servizio pubblico radiotelevisivo appare destinata a sparire. Per Salvini «una gabella anacronistica e ingiusta, in quanto è dovuta per la semplice detenzione di apparecchi atti o adattabili a ricevere un segnale».

Ma il vicepremier e leader leghista ha un'altra ragione per gioire. Nella "ristretta manovra" - «ho dovuto prendere a schiaffi i ministri a beneficio degli italiani» ha sintetizzato con una battuta Giorgetti - il ponte sullo Stretto di Messina è finanziato per l'intero ammontare con 12 miliardi. «Nell'orizzonte temporale dei primi tre anni sono finanziate le prime tre quote, a salire perché seguiranno la dinamica dei lavori» ha precisato il ministro dell'Economia. E in un gioco di sponda tutto interno al centrodestra il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani annuncia un miliardo di stanziamento per l'opera, che rappresenta «una priorità del Paese».