Dura 30 secondi e dal 15 settembre è possibile che lo abbiate visto in televisione. È lo spot con il quale il Dipartimento della Funzione Pubblica prova a persuaderci che il posto di lavoro nella Pubblica Amministrazione (3.238.968 dipendenti secondo i dati annuali della Ragioneria di Stato) è figo.

Figo, ovvero - secondo il Devoto-Oli - «che piace, che riscuote consenso; bello, elegante, alla moda».

La visione dello spot, per me, è stata un’epifania. La risposta a una domanda ancestrale: siamo soli nell’universo? No. I marziani esistono, sono già tra noi e alcuni di loro abitano a Roma, in corso Vittorio Emanuele II 116, sede del ministero per la Pubblica Amministrazione. Altra spiegazione, probabilmente, non c’è.

Lo spot sembra una scena uncut di Quo vado? l’acclamato film di Checco Zalone che fotografa perfettamente qual è il vero rapporto tra noi italiani e il posto fisso: massima stabilità possibile con il minor sforzo possibile. Infatti, sul sito ministeriale che illustra la campagna pubblicitaria ce n’è conferma: «Il claim - sostengono -  “Più che un posto fisso, un posto figo!” gioca sui falsi pregiudizi del passato per ribaltare l’immagine fantozziana del dipendente pubblico e il mito del posto fisso raccontato da Checco Zalone in un celebre film».

Falsi pregiudizi? Fantozziano?

Sono marziani che amano il cinema italiano, senza dubbio, quello che racconta con ironia pungente chi siamo davvero. Però pare non lo abbiano capito.

I 30 secondi dello spot (lo potete trovare anche sul canale YouTube del Ministero) sono un concentrato di colori pastello, smartphone in azione e giovani felici fino all’eccesso di essere seduti al loro posto (fisso, ma figo) di lavoro. Due le protagoniste: Lucia (ci torniamo dopo) e, colpo di scena dell’ultima inquadratura, l’intramontabile Orietta Berti, sulla breccia canora dal 1943. In chiusura l’Orietta nazionalpopolare con una videochiamata irrompe in un festoso «Ciao Lucia, come va con il posto fisso nella Pubblica Amministrazione?». E Lucia, prontamente, risponde felice: «Più che un posto fisso, un posto figo!». Sipario.

La première dell’agenzia pubblicitaria - disponibile sul web - si è svolta con la regia del ministro competente, che è Paolo Zangrillo. È fratello del più famoso Alberto, presidente del Genoa Calcio, tornato quest’anno alla ribalta della Serie A, medico di Silvio Berlusconi, che abbiamo imparato a conoscere all’inizio della pandemia perchè era perennemente in televisione. 

Dai, ammettiamolo: non è tutto bellissimo? Tv, calcio e politica in un perenne circolo vizioso. Giusto rinnovarsi, per carità. Anelito commovente per Stato e Parastato, però il sapore è un po' quello dei video in cui era protagonista il compianto Silvio. Trucco e parrucco, altro che realtà.

La presentazione dello spot con il ministro Paolo Zangrillo e la cantante Orietta Berti (Imagoeconomica)

Dicevamo di Lucia. Non si tratta di un’attrice vera e propria, si chiama Federica Archetti ed è un funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Brescia. In tutta evidenza ama la recitazione, perché è quella più a suo agio, quella che ne esce meglio. Il compito affidatole è di accompagnare, ovviamente in bici, lo spettatore in un piano sequenza formato selfie, all’interno della sua tipica giornata di lavoro. Il risultato è surreale.

Visto però che l’unica nota di realtà dello spot è proprio la presenza della dottoresssa Archetti, sarebbe molto interessante sapere cosa ne pensa davvero del suo lavoro, del posto fisso, del declino costante della Pubblica Amministrazione, del senso di smarrimento dei cittadini quando arrivano a confrontarsi con uno dei tanti mondi che compongono l’amministrazione dello Stato. Se davvero tutto ciò che lei vive quotidianamente lo definirebbe, come una teenager qualunque, “figo”.

I dipendenti pubblici svolgono spesso un lavoro ingrato con molto senso del dovere, altro che figo. Taluni - molti? - fanno i furbetti, si adagiano sul posto fisso, non si prendono una responsabilità una, specie nei confronti dei cittadini allo sportello o al web che funziona malamente. E se invece che spendere denaro in uno spot che conferma il "Fin che la barca va" non si poteva escogitare qualcosa - qualcosina, almeno - che ci dia l'idea sul campo (con i testimonial veri) che la nostra Pubblica Amministrazione è davvero figa?