Il futuro del debito pubblico è questo, a meno di correzioni robuste. Le correzioni robuste non sono ovviamente semplici da attuare. Le grandi manovre sui conti pubblici non sono perciò quelle di oggi, legate al peggioramento dei conti pubblici per la crisi in corso, bensì quelle di domani.
Ma s’è detto che esiste anche una quarta possibilità per portare sotto controllo la dinamica del debito pubblico. Bloccare il suo costo in maniera artificiale, lasciando correre un tasso d’inflazione non necessariamente elevato. Questa scelta è stata esercitata in passato. Per esempio, in Gran Bretagna subito dopo la seconda guerra mondiale, quando il debito pubblico era giunto a livelli abnormi, fu emesso debito senza scadenza definita (il “perpetual debt”) con una cedola bassa, pari al 2,5 per cento, che è un rendimento inferiore all'inflazione che si poteva prevedere (3). Come che sia, la casistica dei debiti portati sotto controllo schiacciando i rendimenti sotto il tasso d’inflazione è piuttosto ampia (4).
Il punto è che alla fine qualcuno pagherà i costi dell'aggiustamento dei bilanci pubblici. Chi pagherà di più o di meno sarà deciso nell'arena politica: i cittadini come fruitori di servizi pubblici ridotti e/o i cittadini con maggiori imposte e/o i cittadini come sottoscrittori di obbligazioni.
Fonti:
(1) BIS Working Paper 300, The future of public debt: prospects and implications, 2010.
(2) Standard & Poor’s, Global Aging 2010. An Irreversible Truth, 2010.
(3) Morgan Stanley, Ask not Wheter Governments Will Default, but How, 2010.
(4) Carmen Reinhart, M. Belen Sbrancia, The Liquidation of Government Debt, NBER, 2011.
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