1. Ora che le primarie del centrosinistra sono finite si può cominciare a ragionare a mente fredda sui risultati e sul loro valore politico in vista delle elezioni del 2013. Secondo alcuni, a vincere le primarie sarebbe stata “la democrazia”, secondo altri avrebbe vinto la “vera sinistra” o “la vecchia politica”.

Ma possiamo veramente dire che Bersani e la sinistra siano i veri vincitori di questa tornata elettorale? Personalmente ritengo di no. Anzi dubito che questo risultato (ottenuto peraltro con una partecipazione popolare si massiccia, ma inferiore a quella che aveva saputo mobilitare questo schieramento politico in passato) alla lunga favorisca Bersani. Le elezioni Italiane hanno sempre dimostrato, infatti, come la vittoria si ottenga intercettando gli elettori moderati, il famoso “elettore mediano” della public choice, e non adunando delle “gioiose macchine da guerra”.


Oltre a questo svantaggio iniziale si aggiungono due importanti elementi di rottura rispetto al ventennio bipolare che ci lasciamo alle spalle: da un lato un sentimento anti-politico motivato dagli evidenti fallimenti della classe politica e una richiesta di rinnovamento mai così forte dal tempo di tangentopoli, dall'altro la rinascita di uno schieramento centrista che aspira a fare l'ago della bilancia in un possibile governo di coalizione.

Questa mossa è motivata politicamente dal fatto che, con l'attuale legge elettorale, è facile prevedere che un ticket Bersani-Vendola possa perdere molti punti durante una campagna elettorale per poca chiarezza e litigiosità interna, non arrivando ad avere i numeri per formare un governo senza appoggi esterni.

Il paragone con la ben più solida proposta politica dell'”Unione” prodiana del 2006 è esplicativo di quello che potrebbe succedere in una campagna elettorale che, seppur anomala, si preannuncia dai toni molto accesi. Di fronte a questa “vittoria di Pirro” del centrosinistra l'idea, ormai paventata da più parti, di continuare l'esperienza del governo Monti in un quadro meno tecnico e più politico si fa ogni giorno più consistente.

2. Se davvero Bersani e la sua idea di Sinistra non risulteranno vincenti nelle prossime elezioni allora chi ha davvero vinto le primarie? Probabilmente i portatori delle due nuove istanze nel quadro politico: da una parte Pieferdinando Casini e la sua nuova coalizione centrista insieme all'area Montezemoliana, dall'altra Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle che rimarrebbe il solo ad incarnare l'istanza di rinnovamento lasciata cadere dal Partito Democratico affidandosi all'”usato sicuro”.

Il primo in uno scenario così frammentato potrebbe ottimizzare al massimo la sua posizione elettorale consolidata per fungere da ago della bilancia in una grande coalizione, ruolo che Casini ha dimostrato di saper interpretare con grande fiuto politico da ormai quasi un ventennio, motivata dalle paure interne ed esterne di un possibile ulteriore deterioramento dei conti pubblici di fronte alle proposte variegate e irresponsabili degli “unni alle porte” del M5S.

Beppe Grillo è, invece, quello che probabilmente ha più da guadagnare da un quadro politico che sembra voler riproporre i vecchi schemi di una sinistra socialdemocratica composta da personaggi ormai usurati da anni di vita politica e da un centro-destra in decomposizione che potrebbe addirittura riproporre un Berlusconi ormai privo di qualsiasi credibilità di fronte all'elettorato, oltre che un centro intrinsecamente legato alla conservazione a partire dalla sua proposta politica Montiana.

Quest'ennesima riproposizione di un modello fallimentare agli occhi degli Italiani semplifica ulteriormente la gestione della campagna da parte dello spin doctor Casaleggio, lasciando al M5S il monopolio dell'opposizione alla vecchia politica e delle istanze di rinnovamento, permettendogli, di fatto, di attendere comodamente i voti che arriveranno da tutta la grande fetta di elettorato disillusa dalla politica, che aumenterà a seguito della sterile contrapposizione destra-sinistra che si prospetta nuovamente all'orizzonte.

3. Le primarie, quindi, rischiano di diventare la tomba per l'idea maggioritaria di un centrosinistra che, ancora una volta, sembra non avere le carte in regola per governare il paese, e che dopo le elezioni si troverà schiacciato tra le istanze estreme di Grillo da un lato e l'immobilismo consociativo centrista dall'altro, che potrebbe alienargli gran parte dell'elettorato.

Dopo i festeggiamenti di oggi, quindi sia Bersani sia Vendola, visti oggi come grandi vincitori, potrebbero trovarsi in una situazione molto difficile, il primo vedendosi bruciare la chance tanto attesa per la premiership, il secondo addirittura rischiando di rimanere fuori dal governo nel caso di una grande coalizione montiana, con il supporto dato al segretario del PD che rischia di rivelarsi un terribile boomerang per tutta l'area di SEL.


Se Grillo e Casini sono, quindi, i trionfatori delle primarie chi ne esce sconfitto è senza dubbio il Paese, che si dimostra per l'ennesima volta ingovernabile attraverso una linea programmatica e ideologica chiara e sarà costretto a sopportare un nuovo dualismo tra un “arco costituzionale” consociativo opposto ad un estremismo sempre più forte che si cercherà di tenere fuori dalle stanze del potere, quadro che rischia di riportarci indietro a dinamiche perverse che pensavamo di esserci lasciati alle spalle da più di 30 anni.