C’è chi scende in piazza, come i greci, ché la crisi si fa sentire con un piano d’austerità insostenibile e, tra rischio bancarotta, rischio spezzatino – «vendetevi le isole», hanno tuonato i tedeschi, e i cinesi sono lì pronti a gustarsi il boccone più succulento, dal Pireo ai cantieri navali (1) – e rischio rivolta sociale, per ora ci si è assestati sul terzo. C’è chi – in modo decisamente meno austero e rabbioso, ma pure l’austerità è una questione di punti di vista – deve fare i conti con le spese da sostenere, mansione mai affrontata e comunque poco chic, ma gli stipendi non sono più quelli di una volta e bisogna un po’ adattarsi.


Tom Wolfe, all’indomani della crisi, scrisse su «Vanity Fair» l’articolo definitivo sull’impatto della crisi sullo stile di vita dei banchieri di Wall Street. In The rich have feelings, too (2), il romanziere americano tratteggiò lo stupore con cui un banchiere fu costretto – dopo il bailout – a iniziare a usare gli aerei commerciali, abbandonando il jet personale e la possibilità di dire agli amici: «Ho voglia di andare ai Caraibi a farmi qualche bella biondona stupida. Qualcuno vuol venire?».
 
Vicky Ward ha appena scritto un libro – The Devil’s Casino: Friendship, Betrayal, and the High Stakes Games Played Inside Lehman Brothers – in cui racconta delle casalinghe disperate di Lehman Brothers, che hanno sempre adottato un codice particolare – «ti comprano l’anima, non puoi sgarrare, appartieni a loro», dice una di esse – fatto di una disciplina ferrea, e poi si sono ritrovate, dopo il collasso, a dover ridefinire la vita dell’intera famiglia.

Lo choc finanziario ha cambiato le abitudini di milioni di persone, e se c’è chi urla che il lusso è in pericolo e a St Barth (3) si vedono i segni della crisi più che nel Queens, c’è pure chi va in tribunale a rivendicare i propri diritti: sono i tanti uomini della City che, se non hanno perso il lavoro, si sono visti decurtare gli stipendi prima dalle banche e poi dalla supertassa sui bonus voluta dal governo Brown e che quindi vanno dal giudice a chiedere di poter pagare meno alimenti (4) alle loro esigentissime ex mogli.

Gli avvocati divorzisti hanno registrato un aumento del 40 per cento delle richieste di cambiare i termini degli accordi presi prima dello choc del 2008, perché le situazioni sono cambiate – soprattutto i bonus, a dimostrazione del fatto che – per la maggior parte della gente che lavora nel settore – il bonus è parte integrante della remunerazione. Si dice anche che pure i giudici siano diventati più concilianti con i mariti che tornano, mesti, a rifare i calcoli. Non sono più quegli sbruffoni che andavano ai Caraibi a rimorchiare biondone, sono dei ragazzi che hanno perso il lavoro, e già avevano perso la famiglia, forse proprio a causa di quell’ubriachezza lavorativa.



(1) http://www.reuters.com/article/idUSLA27344320081010

(2) http://www.vanityfair.com/style/features/2009/09/tom-wolfe200909

(3) http://www.vanityfair.com/magazine/2009/01/wall_street200901-2

(4) http://www.ft.com/cms/s/0/4671ef0c-2ba9-11df-a5c7-00144feabdc0.html?nclick_check=1