Da mesi l'apertura di ogni nostra Asset Allocation suona eguale: “i mercati finanziari hanno oggi due caratteristiche: le azioni non sono a buon mercato, mentre i rendimenti delle obbligazioni sono molto compressi. E' possibile che questa combinazione - i rendimenti compressi che spingono a comprare le azioni care - possa durare ancora”.

Questa combinazione dura da tempo e così abbiamo avuto il tempo per approfondire il ragionamento: i mercati finanziari sono nella fase dell'auto-compiacimento, perché non vedono dei rischi significativi all'orizzonte. Si ha così il mercato delle azioni in salita, quello delle obbligazioni stagnante, e, infine, quello del rischio percepito, come misurato dall'indice VIX, sui livelli minimi da molti anni. Nei periodi di auto-compiacimento scende l'avversione al rischio e dunque crescono gli investimenti (obiettivamente) più rischiosi, che sono percepiti (soggettivamente) come poco rischiosi. Perciò i portafogli - caricati di titoli rischiosi percepiti come non rischiosi – diventano vulnerabili qualora il rischio tornasse a palesarsi. Intanto nulla accade, perciò le azioni sono stabili o in ascesa e le obbligazioni non mostrano dei segni di volere dei rendimenti maggiori. Arriverà però il momento in cui i guadagni “al rialzo” - i prezzi salgono e si guadagna stando fermi con azioni pagate con i mezzi propri oppure con il debito - diventeranno via via più improbabili. Si diffonderanno così gli investimenti dove si guadagna “al ribasso” - si vendono allo scoperto i titoli presi a prestito per ricomprarli a dei prezzi inferiori per renderli. Per ora questa seconda modalità di comportamento dei mercati finanziari non si palesa.

In conclusione, non abbiamo motivo per cambiare la nostra opinione – i rendimenti compressi spingono a comprare le azioni care – quantomeno nel brevissimo termine.

 

1 - Rimandiamo a questi lavori per approfondire quanto appena sostenuto

La fragilità in generale borsa statunitense: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4681-asset-allocation-aprile-2017.html; l'ascesa della borsa statunitense come frutto della concentrazione su pochi titoli: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4714-addentrandosi-nello-s-p500.html; il settore tecnologico statunitense sembrava sull'orlo della caduta, ma poi è andata diversamente: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4719-che-succede-ai-grandi-della-tecnologia.html; il mutamento di opinione dei gestori dal dollaro alla tecnologia come tema preferito: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4706-di-che-cosa-si-parla-16.html; la distinzione fra la borsa USA e quella europea, che sembra più attraente: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4705-asset-allocation-maggio-2017.html; sull'autocompiacimento: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4713-velocemente,-il-punto-sui-mercati-i.html.

2 – Politica e finanza in Europa

Negli ultimi tempi sembrava che in Italia le elezioni potessero essere celebrate in anticipo con un sistema elettorale di ispirazione germanica che avrebbe spinto verso le coalizioni. Ciò aveva messo sotto pressione i mercati delle obbligazioni, per poi rientrare velocemente, quando è passata la convinzione che si voterà l'anno prossimo, seppure con un sistema elettorale che renderà la governabilità difficile: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4708-elezioni-anticipate.html; in Francia la governabilità sembra, invece, possibile grazie al sistema elettorale che ha moltiplicato i voti di Macron per oltre due volte fra il primo turno delle Presidenziali (25%) e le Legislative (60%). La governabilità francese deve però ancora fare i conti con la “piazza” e con la diversa visione tedesca dell'economia: http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4722-i-nodi-di-macron.html; al contrario, in Gran Bretagna abbiamo - dopo le elezioni che avrebbero dovuto legittimare il Brexit - una governabilità quantomeno ridotta: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4715-le-elezioni-britanniche-flash.html.

3 – La caduta del prezzo del petrolio e l'Arabia Saudita

La logica del cartello impedisce l'ascesa del prezzo del petrolio: http://www.centroeinaudi.it/le-voci-del-centro/send/2-le-voci-del-centro/1000-se-i-sauditi-non-governano-il-petrolio.html; sulla vicenda del petrolio in generale: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4667-daccapo-sul-petrolio.html. Abbiamo appena registrato un significativo mutamento ai vertici dell'Arabia Saudita: https://www.ft.com/content/c8f084b6-5685-11e7-9fed-c19e2700005f; ed giunto improvvisamente al potere chi mostra un piano di riforme: http://www.limesonline.com/cartaceo/visioni-saudite; anche perché l'Arabia Saudita non può diventare uno stato fallito: http://www.limesonline.com/cartaceo/se-larabia-diventa-uno-stato-fallito.

4 – La Cina entra negli indici

La capitalizzazione della borsa cinese è pari a circa il doppio di quella giapponese e pari a circa quattro volte quella britannica, ma è pari a circa un terzo di quella statunitense: https://www.ft.com/content/f648b8f6-550f-11e7-80b6-9bfa4c1f83d2. Questi sono i numeri “bruti”: le azioni sono X e i prezzi Y per cui la capitalizzazione è pari a X*Y. I numeri “analitici” sono ben più complessi, perché debbono tener conto di quanta parte delle azioni è davvero disponibile per essere scambiata sul mercato – il “flottante”, se vi sono delle regole che rendono possibile la sospensione dei titoli - non come dovrebbe essere, ossia da parte delle autorità, e non a discrezione delle imprese quotate, e via andando. Per queste ragioni l'inclusione di un Paese negli indici finanziari è materia soggettiva e delicata. Tanto più se è la Cina il Paese da includere: la seconda potenza economica mondiale dopo gli Stati Uniti e prima dell'Europa, a condizione di considerare quest'ultima come Paesi singoli e non come Unione. La Cina è stata inclusa nell'indice dei Paesi emergenti con un peso ridotto rispetto alla sua capitalizzazione per tener conto dello scarso flottante: https://www.ft.com/content/23c8ba54-5710-11e7-9fed-c19e2700005f. Ciò non di meno questo dell'inclusione è un passo molto importante, perché se la Cina diventa più trasparente in campo finanziario, allora il suo peso negli indici aumenta. Chi investe in modo passivo, ossia chi “mima” gli indici senza scegliere in quali Paesi e in quali imprese mettere i soldi: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/4690-l-investimento-passivo-e-l-efficienza-dei-mercati.htm, ossia senza chiedersi se una borsa o un'impresa sia più o meno cara: http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4707-mediana-e-media-delle-borse-ii.html, finirà per investire sempre di più in Cina.