L'ultima Asset Allocation era del 11 ottobre. Abbiamo spostato l'aggiornamento, che ha scadenza mensile, per meglio vedere l'impatto dell'elezione presidenziale statunitense e per avere maggiori lumi sull'evoluzione europea.

 

Stati Uniti. Il “tallone d'Achille” dell'evoluzione statunitense è l'andamento dei tassi e dei rendimenti. Se la Federal Reserve alzasse i tassi, come è molto probabile che avvenga quando si ha una politica fiscale espansiva come quella annunciata da Trump con l'economia che è già in ripresa – da notare che i rendimenti a medio lungo termine si sono già alzati -, il costo del debito pubblico aumenterebbe intanto che il volume del debito medesimo cresce. Il deficit pubblico potrebbe quindi aumentare ancora. Il rialzo del costo del debito dovrebbe avere anche un forte impatto sul settore privato perché molte imprese sono indebitate. Le imprese indebitate oltre tutto hanno usato il debito cumulato anche per acquistare azioni proprie, così facendo salire i corsi. Il rialzo del dollaro dovuto al differenziale di interesse – assumiamo che negli USA i tassi e i rendimenti salgano più che negli altri Paesi - mette, infine, in difficoltà i Paesi emergenti che sono indebitati. Si ha un maggior costo del debito, mentre il debito acceso è pagato a partire dalla moneta di questi Paesi che si indebolisce.

Per approfondire:

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4574-primi-appunti-di-trump-metria.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4588-i-muri-di-trump.html

I numeri: https://www.ft.com/content/322136b6-ad11-11e6-9cb3-bb8207902122

 

Euro-area. Abbiamo una crescita reale modesta, mentre i prezzi delle obbligazioni risentono positivamente della politica di acquisti della Banca Centrale Europea, politica che potrebbe però terminare il prossimo anno. Potremmo perciò avere – combinando la modesta crescita che rende molto costosa la gestione del debito pubblico con la fine degli acquisti “artificiali” - una crisi del debito dei Paesi cosiddetti “mal messi”. Una crisi che potrebbe essere facilmente alimentata dall'idea che non si possa avere una qualche certezza si governabilità se dilagano i cosiddetti “populismi”.

Per approfondire:

http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4562-l-anno-nero-dell-europa-prima-parte-riflessioni-di-politica-monetaria.html

http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4565-l-anno-nero-dell-europa-seconda-parte-riflessioni-di-politica-economica.html

http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4531-i-referendum-sono-utili.html

 

Conclusioni. Le obbligazioni sono malmesse. I rendimenti dovrebbero salire, un andamento che peraltro si è già palesato, ossia i prezzi scendere (la cedola è fissa, perciò il rendimento delle obbligazioni emesse può salire solo se il prezzo scende). Si potrebbe allora pensare di spostare gli investimenti verso le azioni. Queste ultime sono “care”, ossia hanno un “premio per il rischio” accettabile solo se i rendimenti restano bassi. Ciò che non possiamo dare più per acquisito. E' giunto – dopo molti anni - il momento per preferire la liquidità?

Per approfondire:

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4540-asset-allocation-ottobre-2016.html

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/4366-asset-allocation-marzo-2016.html

 

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