La caduta dei corsi delle azioni di oggi – in Europa e negli Stati Uniti – è stata causata dal dato che mostra la flessione dei consumi delle famiglie statunitensi in ottobre. La crescita dei corsi di ieri – in Europa e negli Stati Uniti – è stata causata dalla crescita superiore alle previsioni dell’economia degli Stati Uniti nel terzo trimestre rispetto al secondo. Oggi si è visto che il miglioramento di ieri – peraltro in buona parte il frutto degli interventi pubblici di sostegno della domanda – non è qualche cosa che si possa dare per acquisito. Il meccanismo che ha portato le borse al rialzo da marzo è ormai messo in discussione.
Ecco il meccanismo. Le famiglie statunitensi sono molto indebitate. Allo stesso tempo, cresce la disoccupazione. Come potranno tornare a consumare – i consumi sono il 70% della domanda – come una volta? Con il ritorno della «fiducia», è la risposta. La quale fiducia – un termine molto vago – ha come barometro la borsa azionaria. La quale borsa azionaria è salita, da marzo, perché si afferma che gli utili sono in miglioramento. Gli utili in miglioramento dipendono dal taglio dei costi, taglio che tuttavia ha un limite, perché non si ha il caso di una impresa dove restano solo l’amministratore delegato e il suo autista, con tutti gli altri che cercano lavoro. La ricerca del lavoro mostra un grave limite: nelle crisi precedenti il rapporto fra licenziati e nuovi assunti era pari a due volte, nella crisi in corso è pari a sei. La bassa qualità della disoccupazione mostra come ci siano molte meno imprese disposte a rischiare. Il quale rischio non è alimentato dai crediti bancari, perché le banche hanno tagliato i crediti e si sono messe a comprare i titoli di stato. Si attende il miracolo: una crescita dei consumi degli indebitati e dei disoccupati. Il quale miracolo va naturalmente inteso come un evento che scaturisce indipendentemente dall’ordine naturale delle cose. Questo mese la crescita delle borse si è fermata. Come farle risalire? Tecnicamente, questo può avvenire se dei nuovi seguaci del miracolo comprano le azioni che i vecchi seguaci ormai disillusi e gli scettici da sempre vogliono vendere. In borsa credere nei miracoli vuol dire mettere del denaro al lavoro, non basta avere fede. A questo punto chi compra deve pensare che sia possibile un’ascesa ulteriore dei corsi, trainata dalle prospettive di ripresa dei consumi delle famiglie. E siamo tornati all’inizio del ragionamento.
I problemi purtroppo non terminano con la borsa. Una cosa non molto sottolineata è questa: se l’economia reale dipende dagli stimoli pubblici e se le banche comprano i titoli pubblici, si ha un «tasso di socialismo» maggiore, vale a dire un maggior peso del potere politico in campo fiscale e monetario. Se la crisi si «sgrava» il tasso di socialismo si riduce e il sistema politico non entra sotto tensione, ma, se si aggrava, il tasso di socialismo aumenta e dunque il sistema politico va sotto tensione. Se si aggrava, le emissioni di debito pubblico aumentano (1), (2). A quel punto, per fermare la crescita dell’onere del debito, si dovrà portare il deficit pubblico prima del pagamento degli interessi in campo positivo (= surplus primario). Ossia, tagliare le spese e/o aumentare le imposte. In questo modo è alimentata la tensione politica (3).
(1) http://www.centroeinaudi.it/notizie/le-grandi-emissioni-di-debito-pubblico.html
(2) http://www.centroeinaudi.it/notizie/houston-we-have-had-a-problem-here.html
(3) http://www.centroeinaudi.it/commenti/avviso-ai-naviganti-/-v.html
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