Daisuke Uno è il chief strategist di Sumitomo Mitsui, la terza banca giapponese. Secondo lui (1), se le tendenze in corso – una crescita economica anemica e il desiderio di sostituire il dollaro come principale moneta di riserva – si consolidano, il cambio yen-dollaro, attualmente a 90, potrebbe finire – all’apice di una crisi valutaria – addirittura a 50. L’esercizio pratico non è quello di discutere il merito delle sue tesi, bensì d’immaginare che cosa accadrebbe se i giapponesi gli dessero retta.


Intanto, simuliamo le sue tesi. Il valore atteso degli investimenti nel debito americano quasi si dimezzerebbero – all’apice della crisi – in yen. I rendimenti statunitensi a trent’anni – in piena crisi – passerebbero dal 4,25%, dove sono, poniamo al 6%. Il dubbio che l’estero non voglia i titoli ne farebbe infatti «schizzare» il rendimento. Per equiparare i rendimenti delle vecchie e delle nuove emissioni, il prezzo dell’obbligazione a trent’anni scenderebbe quindi del 25% (2). Se le ipotesi di Uno sono valide, la perdita potenziale massima per un giapponese che investe in titoli statunitensi lunghi a cambio scoperto sarebbero – all’apice della crisi – del 70%.
 
Un numero mostruoso, e anche poco verosimile. Ma può ben essere che – per il dubbio istillato dai ragionamenti alla Daisuke Uno – i privati giapponesi nel prossimo futuro non si daranno molto da fare per comprare il debito statunitense. In breve, che la quota di obbligazioni statunitensi nei portafogli delle banche private giapponesi si riduca fino ad azzerarsi.
 
La previsione di Daisuke Uno è per il 2011, quando, secondo lui, sarà manifesta la debolezza della ripresa e tutti vorranno «sganciarsi» dal dollaro. Nel termine più breve, il dollaro potrebbe però rimbalzare per effetto del rientro delle politiche monetarie espansive (3).


(1) http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601109&sid=a_A5nqmw9Dq8

(2) http://www.zenwealth.com/BusinessFinanceOnline/BV/BondPrice.html

(3) http://www.voxeu.org/index.php?q=node/4099