Dell è uno tra i maggiori produttori e fornitori di servizi di IT (information technology) ed è una delle aziende di punta della corporate america con concorrenti come Apple, Hewlett Packard e Toshiba. Facebook è società e nome della più famosa rete sociale del mondo con 900 milioni di iscritti (di cui un quarto europei), quotata in Borsa recentemente con poca fortuna e molte polemiche. Se si tenta ancora di individuare alcune linee guida della direzione degli investimenti azionari una breve analisi di alcuni aspetti riguardanti queste due società è in grado di fornire qualche spunto interessante.

Lo spunto nasce dalle analogie nel recentissimo momento negativo delle quotazioni di entrambe. (Nel caso di Facebook la visibilità degli accadimenti è spaventosa, raddoppiata o forse elevata a potenza dall’appartenenza della società all’olimpo della comunicazione moderna. Per spiegare cosa è accaduto possiamo ridurre tutto all’osso sposando la tesi del prezzo di offerta decisamente troppo elevato senza entrare in ulteriori dettagli). Dove le due storie si uniscono è nella definizione da parte delle case di brokeraggio della redditività delle due aziende, vale a dire la capacità di generare utili, e nei tempi della comunicazione.

Nel caso di Facebook la notizia dell’abbassamento delle stime avvenuta poco prima della quotazione da parte dei collocatori è emersa dopo e forse proprio a causa del deludente andamento borsistico, in parte nel tentativo di scaricare le responsabilità. Nel caso di Dell, che ha perso il 15% in un giorno per i deludenti risultati imputati alla pressione derivanti dal successo di Apple, le case di investimento non hanno avuto bisogno di giustificarsi, ma la cosa non è meno grave. In questo le grandi case di investimento non hanno un comportamento diverso dalla case di rating: essendo principalmente collocatori delle società quotate (come le società di rating sono pagate dai giudicati), la loro attività di analisi, disponibile ormai a tutti, non ha lo scopo di anticipare gli eventi per permettere agli investitori di cogliere le opportunità o evitare i rischi ma è diventata, o è sempre stata, una funzione di ratifica del consuntivo aziendale, abbassando le stime solo dopo che lo ha fatto la società stessa.

Fino al giorno prima del crollo Dell aveva un rapporto Prezzo/Utili e una Volatilità (l’indicatore del nervosismo e del fastidio degli investitori) tra i più bassi della Borsa americana, alimentando un falso segnale di fiducia e sottovalutazione, mitigato solamente dalla costante erosione del titolo degli ultimi mesi, segno questo del sotterraneo peggioramento in atto. Possiamo concludere che, al di là di eventuali considerazioni sulle fortune industriali e strategiche dei singoli partecipanti, la ripetitività nella modalità di costruzione, formazione e caduta dei prezzi che caratterizza la recente storia di queste due società sembra indicare l’inizio di un periodo di scarse fortune per l’intero settore tecnologico americano.