Nel dibattito politico aumentano le voci favorevoli ad un’uscita dell’Italia dall’euro, e si pensa di chiedere ai cittadini mediante un referendum di decidere sulla permanenza o meno del nostro paese nella moneta unica. Un referendum del genere è impossibile visto che l’art. 75 della Costituzione esclude le consultazione popolari sulla ratifica di trattati internazionali, ed essendo l’euro il risultato di una serie di trattati, un referendum del genere è semplicemente vietato. Ma anche se fosse costituzionalmente possibile, sarebbe economicamente insostenibile.
Supponiamo che un governo decida di indire una consultazione popolare sul tema. E’ necessaria una campagna elettorale di alcune settimane. Nel lasso di tempo tra l’annuncio del referendum ed il suo espletamento, e magari seguendo il ritmo dei sondaggi che si susseguirebbero cercando di capire/condizionare le posizioni degli elettori, l’Italia sarebbe oggetto di vendite dei titoli del debito pubblico da parte degli investitori esteri che venderebbero un titolo in euro che incorpora il rischio di essere denominato in una nuova moneta che avrebbe un valore inferiore, in modo da evitare future perdite in conto capitale.
E’ vero che l’internazionalizzazione del debito pubblico italiano è diminuita negli ultimi anni, ma essendo aumentata la quota detenuta dalle banche italiane, queste avrebbero una minusvalenza immediata sui loro titoli, un peggioramento dei loro attivi e quindi la necessità di ridurre i prestiti. Si può anche facilmente immaginare che l’attività delle imprese estere in Italia, a partire da quelle finanziarie, sarebbe immediatamente ridotta nel tentativo di ridurre le perdite potenziali. Investitori italiani potrebbero cercare un porto sicuro all’estero. Una crisi di liquidità sarebbe l’esito più immediato. E l’incertezza complessiva ridurrebbe consumi ed investimenti precipitando l’economia in una forte contrazione.
In realtà, l’unico modo per immaginare di uscire dall’euro sarebbe di deciderlo ed annunciarlo dalla sera alla mattina, una soluzione molto improbabile. Oppure imporre una serie di restrizioni ai movimenti di capitale per evitare i fenomeni descritti prima, che sarebbero già, di fatto, un’uscita dalla moneta unica ed anche dal mercato comune europeo.
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