Sono in corso da tempo delle trattative fra Italia Svizzera. L'oggetto sono i capitali che i cittadini italiani hanno nella Confederazione. Si sono avute due fasi nel negoziato. La prima che è durata fino a qualche tempo fa (1), e la seconda - in corso da poche settimane-, che potrebbe concludersi a maggio (2).
L'oggetto del negoziato era inizialmente questo. La Svizzera raccoglieva le imposte dovute all'Italia sui capitali degli italiani depositati nella Confederazione. La Svizzera raccoglieva, versava, e l'anonimato era mantenuto. Il vantaggio per l'Italia era l'arrivo delle imposte dovute, per la Svizzera il vantaggio era il garantire la tradizione dell'anonimato – o, per dirla con le loro parole: “garantire la privacy di cui sono storicamente i cultori”. Una seconda proposta era quella di invitare gli italiani (sempre anonimi) a sottoscrivere un veicolo – un fondo - che investiva direttamente nell’economia reale italiana, soprattutto in infrastrutture di cui anche la Svizzera ha bisogno. Il vantaggio per l'Italia era l'arrivo di questi capitali.
Questo negoziato è saltato perché il Governo italiano ha pensato che non era più necessario cedere Sovranità, dal momento che era ormai diventato possibile raccogliere direttamente le imposte dovute, grazie agli accordi internazionali sulla “trasparenza”, e grazie al “voluntary disclosure”, ossia alla regolarizzazione integrale del dovuto. Insomma, non si ha più a che fare con i “condoni”, che per definizione limitano l'impatto delle imposte dovute. In futuro, se il dovuto non è integralmente reso allo Stato, scattano le sanzioni penali.
La cessione di sovranità con la prima proposta sarebbe avvenuta a due livelli. Ecco il primo livello. Chi aveva evaso restava anonimo – ossia ci sono dei cittadini italiani di serie B, che, se evadono, sono puniti e non sono anonimi, e quelli di serie A, che, se evadono, sono lo stesso puniti (… attraverso gli svizzeri), ma restano anonimi in Svizzera. Insomma lo Stato avrebbe così accettato l'esistenza di una diseguaglianza davanti alla Legge. Ecco il secondo livello. E' lo Stato a decidere l'uso delle imposte che raccoglie, e lo fa attraverso la spesa pubblica che è proposta dal Governo e decisa dal Parlamento. Perciò il veicolo non può raccogliere per investire le imposte dovute, ma offrire solo quote d'investimento (offrire, quindi non imporre) agli italiani che sarebbero comunque rimasti anonimi.
Come mai è cambiata la strategia italiana, in breve perché mai si è passati dalla pratica del condono all'imposizione della eguaglianza fiscale?
Prima un dettaglio importante. In passato, il gettito stimato dei condoni era messo a bilancio preventivo, e dunque il messaggio era che i condoni si facevano senza delle punizioni successive per la quota evasa. Con il governo Letta a bilancio preventivo non è stato messo nulla, così il messaggio diventa quello che si va avanti lo stesso fino a quando non si raccoglie tutto il dovuto. Infatti, il ministro Saccomanni durante gli incontri di Berna di fine gennaio 2014 ha dichiarato che “i giorni degli evasori sono contati”.
La strategia italiana è cambiata anche perché è ormai partita a livello internazionale la “lotta all'evasione”. I “paradisi fiscali” però non scompaiono, alcuni resistono, ma non sono quelli “sicuri” da secoli come la Svizzera (3). Un italiano può ben andarsene via dalla Svizzera e andare in un nuovo “paradiso”, come potrebbe essere Singapore, ma i suoi soldi finiscono in posti che non hanno la stessa tradizione, e dunque, alla fine, li porta dove c'è un rischio, che oggi non è percepito, ma che domani potrebbe palesarsi. E' finita così la “rendita” che la Svizzera aveva in campo finanziario, ossia i soldi non erano portati in Svizzera solo per la qualità della gestione, ma portati lì soprattutto per la qualità della protezione. (La “rendita” è, infatti, un reddito diverso da quello che si formerebbe in un regime concorrenziale)
Che cosa succederà alla Svizzera, se non è più un “paradiso fiscale”? La Confederazione non ha un’economia che vive solo di banche e di turismo per ricchi. Almeno non solo, le banche generano il 10% del valore aggiunto svizzero, che è tanto, ma non è tutto. La Svizzera, infatti, è un paese industrialmente molto competitivo, come si evince dalla quantità di brevetti pro-capite che genera. Diventerà così un paese industriale e di servizi senza più “quel” tipo di banche.
(3) http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/asset-allocation/1246-investire-in-svizzera.html
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