A lungo si è dibattuto sul cambio della moneta cinese – lo yuan. In sostanza, l’idea era che questa moneta fosse sottovalutata, con ciò favorendo – ingiustamente – le esportazioni cinesi con danno per l’occupazione dei paesi importatori. Immaginiamo ora che i cinesi, pentiti, riconoscano le ragioni degli altri, e quindi rivalutino lo yuan del 20% in rapporto alle monete dei paesi con cui commerciano. Che cosa accadrebbe?

Abbiamo, freschi di forno, i conti del Fondo Monetario Internazionale (1). La crescita dell’economia dei paesi con cui i cinesi commerciano accelererebbe per le maggiori esportazioni e le minori importazioni dovute alla rivalutazione dello yuan. Ovvio, ma di quanto?

Quella degli Stati Uniti accelererebbe dallo 0,05 allo 0,07%, mentre quella europea avrebbe una maggior crescita pari a meno dello 0,12%. Insomma un’accelerazione molto modesta. Il tasso di crescita di lungo termine (reale) degli Stati Uniti è, infatti, intorno al 3% e quello dell’Europa intorno al 2%.

Anche il miglioramento della bilancia dei pagamenti correnti è molto modesta. Dunque si è dibattuto a lungo (2) intorno a una medicina che, simulando che il paziente la prenda, produce degli effetti positivi, ma di gran lunga inferiori a quelli immaginati.

(1)  http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2011/cr11192.pdf

(2)  http://www.centroeinaudi.it/component/search/?searchword=yuan&searchphrase=all

Per chi fosse interessato ad approfondire i problemi dell’urbanizzazione cinese:

http://www.ft.com/intl/cms/s/0/6bca8058-b2d4-11e0-bc28-00144feabdc0.html#axzz1S57GaXac