Chiediamo a coloro che pensavano che le cose avessero ormai imboccato il sentiero della ripresa, quanto il loro pensiero fosse desiderio e quanto analisi. Il desiderio si capisce. Se uno pensa alle manovre di risanamento del bilancio pubblico da attuare ed è un politico, giocoforza è incentivato a sperare. Le decisioni da prendere sono davvero pesanti (1), ed è facilissimo sbagliare la tempistica degli interventi (2). Nessuno può presentarsi alla televisione promettendo «sudore e lacrime». Segue che ci si presenta per dichiarare che «il peggio è passato». Insomma, non si può ricordare che la ripresa è fragile (3). Ha un ruolo l’inconfessabile. Non si può dire prima delle elezioni che la Grecia va salvata per salvare il sistema bancario, molto esposto con la Grecia e con i paesi che sarebbero colpiti dalla crisi greca (4). Anche il banchiere è incentivato a sperare. L’industria finanziaria – ma non il resto dell’economia (5), (6) – ha migliorato i conti grazie alla politica monetaria lasca: tassi nulli ovunque e, nei paesi anglosassoni, anche gli interventi di sostegno diretto dei prezzi delle obbligazioni pubbliche e private. Aspettarsi che si ammetta che il gran miglioramento dei conti non è merito proprio e che è evidente che il sistema va riformato è chiedere troppo (7), (8), (9), (10). Si alimenta così l’idea che quanto è accaduto negli ultimi anni sia solo una combinazione di eventi che si ripeterà molto difficilmente. Conclusione, si ha un clima per il quale, quando tutto sale, ci si rilassa, e, quando tutto scende, ci si risveglia. Come oggi.
(1) Anglosassoni e Levantini
(2) La trappola giapponese
(3) Il messaggio del Fondo Monetario
(4) Ancora sulla crisi greca / IV
(5) Rashomon
(6) http://www.zerohedge.com/article/earnings-update-ex-financials-there-are-no-upside-revenue-surprises:
(7) La riforma dei mercati finanziari / I
(8) La riforma dei mercati finanziari / II
(9) La riforma dei mercati finanziari / III
(10) Le azioni si confessano
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