François Hollande, presidente francese, ha cercato di invertire il trend negativo della sua popolarità con un’intervista su France 2, giovedì sera. Sulla rete i commenti negativi si moltiplicano, “le presidente catastrophe” è accusato ormai con una veemenza incontenibile (1) e l’Eliseo fatica a tornare credibile.

Nei sondaggi l’intervista del rilancio di Hollande (2) non ha avuto l’esito sperato: per i due terzi dei francesi il presidente non è stato affatto convincente. Per molti, Hollande è strutturalmente debole, troppo burocratizzato, troppo affezionato alla “normalità” per poter avviare quella rivoluzione di cui la Francia ha bisogno. Per altri, invece, il presidente non è apatico, semplicemente sbaglia l’analisi dei problemi, e quindi non li affronta nel modo giusto (3). Comunque sia, i dati strutturali francesi continuano a peggiorare: ogni trimestre, il debito francese batte il record del periodo precedente (1.833 miliardi di euro: questo è il valore assoluto del debito della Francia); più della metà del prodotto interno lordo è speso dallo stato; le imposte continuano a crescere.

La fotografia economica della Francia non è affatto rassicurante (4) e se è vero che il secondo motore dell’economia europea è “too big too fail”, a differenza della Grecia o di Cipro, è anche evidente che la spirale in cui s’è infilato il governo di Parigi potrebbe essere fatale. Soprattutto perché non si vede un’exit strategy coerente e compatta.

Laurent Jauffrin (5), firma della gauche, scrive sul Nouvel Observateur che Hollande è un riformista, ma gli manca il carisma per rivendere bene le sue riforme, ma più che il carisma qui difetta la coerenza: anche nell’intervista di giovedì ha dimostrato di navigare a vista, di voler modificare l’età delle pensioni ma senza avere una visione globale del sistema in sé, di voler far pagare i ricchi, ma con una confusione devastante tra privati e aziende, di avere a cuore l’occupazione (ogni mese si perdono decine di migliaia di posti di lavoro) ma senza una strategia d’attacco decisiva.

Hollande è riuscito anche a dire che in Europa molti stanno peggio, gli italiani con il loro populismo in particolare, ma nessuno ha la maggioranza bulgara che ha lui, dopo che un antisarkozismo compatto lo ha portato all’Eliseo con numeri forti e allo stesso modo ha dato ai socialisti una grande maggioranza in Parlamento. Ma quell’onda rosa si è infranta, le speranze sono state disattese. Manca a tutti una formula magica per sopravvivere e reagire alla crisi (solo i tedeschi sembrano immuni dal contagio negativo), ma in Francia c’è un’aggravante ideologica che affonda le sue radici in una frattura mai di fatto ricomposta tra le diverse anime del Partito socialista. C’è chi spinge a sinistra e verso il salvataggio delle aziende e dei dipendenti anche a fronte di inefficienze globali, preservando privilegi costosi e ormai insostenibili anche per il munifico stato francese. C’è chi invece preme per un maggior liberalismo, socialdemocrazia in versione schröderiana, salvaguardando la middle class ma imponendo un riformismo attivo e proiettato alla crescita.

I secondi sono in minoranza un po’ ovunque in Europa, ma in Francia ancora di più, perché c’è un presidente – e un governo, quasi assente – che non sa scegliere da che parte stare e che, per inerzia, finisce laddove vuole il popolo. Che è la forma massima di populismo, più grave di quello italiano, perché noi galleggiamo in un vuoto istituzionale (non resisteremo a lungo, è chiaro) mentre in Francia le istituzioni ci sono, ma non sanno da che parte voltarsi. Letteralmente.

 

(1) http://www.lemonde.fr/politique/article/2013/03/30/le-web-se-dechaine-contre-hollandouille-ier_3150860_823448.html

(2) http://www.lefigaro.fr/politique/2013/03/28/01002-20130328LIVWWW00596-francois-hollande-pujadas.php

(3) http://www.slate.fr/story/70099/hollande-probleme-diagnostic

(4) http://www.lefigaro.fr/conjoncture/2013/03/29/20002-20130329ARTFIG00607-les-quatre-indicateurs-qui-font-peur-pour-l-avenir-de-l-economie-francaise.php

(5) http://tempsreel.nouvelobs.com/politique/20130329.OBS6178/hollande-un-reformiste-assume-mais-impopulaire.html