Al G8 che inizia il 17 giugno in Irlanda del nord, David Cameron vuole parlare di commercio e trasparenza, uno sguardo al futuro e alle opportunità piuttosto che un bilancio di quel che è stato, dell’austerità soprattutto. L’occhio al passato è deprimente, scrive Bloomberg Businessweek (1) perché l’economia britannica cresce di uno scarso un per cento, la disoccupazione è quasi uguale a quella del 2011 (attorno all’8 per cento), e le agenzie di rating si sono accanite con la solvibilità creditizia del Regno Unito.

L’austerità conviene ai laburisti, dicono i sondaggi: il partito guidato da Ed Miliband è costantemente davanti ai Tory di Cameron di 5-10 punti percentuali a seconda delle settimane e pure i timidi dati positivi sull’economia inglese non sono riusciti a diminuire questo distacco. Soprattutto, i laburisti hanno capito che stare a combattere l’austerità non pagava, e si sono inventati un’idea (bisognerà vedere come si concretizza, ma di questi tempi anche un’idea vale): fare il partito della post austerità, guardare avanti e non indietro.

Il messaggio è stato lanciato da Ed Balls, cancelliere dello Scacchiere ombra molto antipatico e sempre in odore di golpe interno (lui si sente il leader del Labour), e poi ribadito da Ed Miliband. L’austerità c’è, è inutile combatterla – è il senso – perché i soldi per uno stato grasso e generoso non ci sono e non ci saranno: meglio farla funzionare, l’austerità, piuttosto che combatterla. E’ così che il welfare universale, sogno laburista, non può più vivere, i conti li devono fare anche gli idealisti (2).

C’è già chi parla della “reinvenzione di Miliband”, dell’edizione 2.0 della leadership del partito (3), ma anche chi ha già detto che, non essendo “Red Ed” come tutti s’aspettano (è stato votato a capo del partito soprattutto dalla corrente sinistra e sindacalista), ha già dimostrato di non essere all’altezza del governo del paese (4): fare il “Cameron lite” non pagherebbe, insomma. In realtà a determinare la scelta è stata, in larga misura, la necessità: il Regno Unito non è più ricco, e la crescita asfittica non lascia grandi speranze per il medio termine, quindi non si può fare come se i finanziamenti ci fossero per le politiche universaliste care alla sinistra. Ecco perché Miliband ha deciso di posizionarsi nel dibattito con i conti alla mano più che con i vessilli dell’ideologia.

E’ il pragmatismo a ispirare Miliband, soprattutto. Come questa mini rivoluzione si concretizzerà è ancora da vedere, soprattutto bisogna vedere se riesce a superare le rimostranze che sono forti dentro allo stesso Labour. Ma nel panorama della sinistra europea (il fatto di non essere dentro all’euro aiuta, naturalmente) è un’idea che si stacca dal piagnisteo collettivo, guidato dai socialisti francesi a secco di soldi e di visioni. Soltanto l’Spd tedesco, che ha una gloriosa storia recente di riformismo come l’ex cancelliere Gerhard Schröder ama ripeterci, ha una visione simile a quella post austerità del Labour: ma il leader dei socialdemocratici, Peer Steinbrück, sta al momento facendo una campagna elettorale tremenda (5), (6).

 

(1) http://www.businessweek.com/articles/2013-06-13/austerity-has-diminished-britain-and-cameron-too#r=nav-r-story

(2) http://www.guardian.co.uk/politics/blog/2013/jun/06/ed-miliband-welfare-live-blog

(3) http://www.politics.co.uk/comment-analysis/2013/06/07/the-week-in-review-the-reinvention-of-ed-miliband

(4) http://www.independent.co.uk/voices/editorials/editorial-a-gamble-from-notsored-ed-miliband-8647481.html

(5) http://www.dw.de/steinbr%C3%BCck-swaps-spokesmen-months-before-election/a-16872308

(6) http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/3416-retorica-e-strategia-al-congresso-socialdemocratico-tedesco.html

Vedi anche:

http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/commenti/1668-i-dilemmi-dei-laburisti.html