Quando ci troviamo di fronte ad una classificazione di tipo economico (e non solo) siamo maggiormente influenzati dal risultato quanto più ci sentiamo soggettivamente ed oggettivamente coinvolti. Le classifiche possono produrre una sensazione di soddisfazione o delusione senza peraltro impattare o modificare i nostri comportamenti, almeno nell’immediato, anche perché siamo di fronte a valutazioni di fenomeni passati. Semmai potremmo essere influenzati nel tentare di modificare alcuni comportamenti futuri se riteniamo che l’informazione ricevuta sia rilevante.
Solitamente le classifiche vengono definite brutalmente pessimistiche od ottimistiche, con tutte le riserve associate a questa tipologia di definizione. Nel caso dell’Italia la mole di classifiche “pessimistiche” è decisamente dominante e si fa fatica a ricordare un dato che negli ultimi tempi contenesse anche solo un piccolo refolo di vento favorevole. A questo poi si aggiunge la vulgata che racconta come gli italiani siano particolarmente bravi nel fustigarsi oltre il dovuto.
A noi è capitato di trovare una classifica che colloca l’Italia tra i paesi con la maggiore capacità onorare i propri debiti. L’analisi è stata condotta niente meno che da McKinsey, la più prestigiosa società di consulenza strategica, e si basa sull’utilizzo di quattro significativi indicatori: il rapporto tra debito e reddito disponibile, la variazione di questo rapporto, il costo del servizio del debito e la variazione dei prezzi delle case.
McKinsey ritiene che queste variabili siano particolarmente significative per individuare i paesi che abbiano la necessità di affrontare il rischio di un peggioramento della capacità di sostenere una posizione debitoria troppo sbilanciata. Tra quelli nelle condizioni meno favorevoli vengono segnalati Olanda, Corea del Sud, Canada, Svezia, Australia Malesia e Tailandia. All’opposto sono considerati in condizioni di particolare affidabilità Stati Uniti d’America, Germania e Italia.
Ovviamente lo studio (*) approfondisce puntualmente le criticità legate al fenomeno della forte crescita dei debiti pubblici nell’ultimo decennio e le implicazioni in termini di sostenibilità con un notevole campionario statistico ed utilizzando diversi livelli di analisi. In questa nota mostriamo solo la classifica delle famiglie. La funzione di questo tipo di analisi non è evidentemente quella di dipingere scenari pessimistici od ottimistici ma piuttosto quella di fornire strumenti per individuare le aree di criticità dove intervenire ed i punti di forza da difendere.
(*) MGI, Debt and (not much) deleveraging, febbraio 2015
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