Quando le imprese comunicano i risultati seguono due approcci: uno computa le partite sia ordinarie sia straordinarie (approccio GAAP); l’altro indica qual è il risultato d’esercizio stabile o di riferimento secondo le imprese (approccio Operating). Questi risultati, comunicati con le diverse tipologie di rettifica, sono messi insieme a quelli stimati dagli analisti da Standard & Poor’s, che calcola un numero indice degli utili correnti e previsti delle imprese dello Standard & Poor’s 500.

I risultati del secondo trimestre 2009 che tengono conto delle poste straordinarie (approccio GAAP) sono passati nelle ultime tre settimane da 6,46 a 7,27 dollari per azione e ancora (curiosamente) a 7,27. Quelli che calcolano il risultato di riferimento (approccio Operating) del secondo trimestre 2009 sono passati nelle ultime tre settimane da 14,15 dollari per azione a 14,06 e poi a 14,22.
 
Prendendo i dati noti del primo trimestre, quelli in parte noti e in parte stimati del secondo, nonché le previsioni per il terzo e il quarto trimestre, abbiamo per il 2009 un utile di 30 dollari per azione secondo le regole GAAP, di 55 dollari per azione secondo l’approccio Operating. Ergo, il mercato statunitense, misurato dallo Standard & Poor’s che si trova a 980 punti, ha un rapporto prezzo/utile (prezzi correnti su utili del 2009) fra 33 (con gli utili GAAP) e 18 (con gli utili Operating). La media storica è intorno a 15. Il mercato è – da un punto di vista storico – caro.
 
Nelle ultime settimane i risultati previsti per il 2009 sono migliorati, ma i prezzi sono saliti più del miglioramento degli utili. Ergo, siamo sopra a dove eravamo in termini di rapporto prezzo/utile prima della «stagione degli utili».

I numeri esposti sono ripresi da http://www.decisionpoint.com/TAC/SWENLIN.html