In Svezia (1) da un mese circa i depositi delle banche di credito ordinario presso la banca centrale sono «remunerati» con un tasso negativo, nell’ordine dello 0,25% annuo. Alla fine dell’anno, se una banca deposita 100 si trova ad avere 99,75 corone. Una misura mai intrapresa – neppure dai giapponesi, che hanno sperimentato per primi una crisi del credito come quella in corso.

Si sospetta che in Gran Bretagna si voglia prendere una misura siffatta, se le banche continuano a non prestare denaro alle imprese (2). In sostanza, sebbene somigli a una tassa, il rendimento negativo dei depositi è, agli occhi delle banche centrali, un incentivo. Non guadagnando nulla – addirittura rimettendoci – sui propri depositi presso la banca centrale, gli istituti di credito ordinario o si mettono a comprare titoli di stato, o incominciano a prestare alle imprese. Nell’Europa dell’euro, per esempio, le imprese il mese scorso hanno ridotto la propria esposizione con le banche (3).

Si noti che nessuna delle vicende menzionate porta acqua al mulino della tesi di una ripresa veloce. Tanto che Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, «warned at last weekend’s gathering of central bankers in Jackson Hole, Wyoming, better economic news ‘does not mean at all that we do not have a very bumpy road ahead’» (4).