Il presidente argentino Cristina Fernandez ha nazionalizzato - con l'accusa che investe poco nella ricerca di nuovi campi petroliferi - la compagnia petrolifera nazionale YPF, rilevando il 51% delle azioni che sono in mano alla spagnola Repsol. YPF pesa per il 20% del fatturato di Repsol e per il 35% dei suoi profitti lordi. Gli spagnoli hanno dei cospicui interessi in Argentina anche nel campo delle telecomunicazioni e in quello bancario (1). Con questa decisione l'Argentina diventa un paese in cui vige una modesta “certezza del diritto” per gli investitori esteri.

Un paese che volesse nazionalizzare un'attività estera dovrebbe misurare la propria autonomia: se è in grado di sostituire con tecnologie proprie quelle altrui, se è in grado di farsi finanziare l'eventuale disavanzo della bilancia dei pagamenti, se è in grado di onorare le scadenze del proprio debito pubblico detenuto dall'estero. Se queste condizioni sono soddisfatte, ecco che può imbarcarsi in una politica di nazionalizzazioni, perchè altrimenti cadrebbe in crisi profonda. L'Argentina soddisfa in maniera parziale queste condizioni (2): non ha una tecnologia propria, ma può trovare chi la trasferisce, ha un leggero disavanzo della bilancia dei pagamenti, e quindi può trovare un modo di finanziarlo, non dovrebbe più avere il proprio debito pubblico in mano estera.

Può l'Argentina fare a meno dell'estero? Si prenda il caso del Venezuela (3) e della Bolivia (4), due paesi che hanno nazionalizzato una parte delle riserve energetiche. Possono fare a meno dell'estero? In termini finanziari si, perché hanno un avanzo della bilancia dei pagamenti cospicuo nel caso del Venezuela e stabilmente positivo nel caso della Bolivia (5). Non avendo bisogno di credito per finanziare il saldo con l'estero, possono vivere isolati dal Resto del Mondo. L'isolamento ha però un prezzo, perché in questi paesi, mancando gli investitori esteri, non si sviluppa un settore diverso da quello delle materie prime. Il caso argentino è diverso, perché la sua economia è più sviluppata e quindi non può fare a meno degli investimenti esteri.

L'unica spiegazione razionale che riesco a trovare per la decisione di Cristina Fernandez è che ci sia all'orizzonte una costellazione diversa di alleanze. L'estero cui non interessa la “certezza del diritto” per investire. Viene subito in mente la Cina. Si dice (6) che Repsol stesse vendendo ai cinesi la propria quota in YPF. La Repsol è peraltro già socia dei cinesi nelle proprie attività brasiliane. La nazionalizzazione di YPF potrebbe essere un modo per negoziare con i cinesi un accordo di portata maggiore.

Link:

0144feab49a.html#axzz1sKGa5Jpq

http://www.tradingeconomics.com/argentina/indicators

http://www.ft.com/intl/cms/s/0/7f5c1c62-893e-11e1-85af-0

http://www.ft.com/intl/cms/s/0/9ce55792-244b-11dc-8ee2-000b5df10621.html#axzz1sKGa5Jpq

http://www.cfr.org/economics/bolivias-nationalization-oil-gas/p10682

Internation Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2012, pagina 65

http://www.ft.com/intl/cms/s/0/483b1c78-88b3-11e1-9b8d-00144feab49a.html#axzz1sKGa5Jpq