C’è la sicurezza, c’è la politica estera, ci sono i diritti civili, ma l’economia è l’unica cosa importante, decisiva per scegliere il presidente degli Stati Uniti, ha detto Barack Obama, facendo una distinzione ideologica con il suo sfidante. Loro – i repubblicani e Mitt Romney – non hanno una visione per il futuro, offrono soluzioni dal respiro corto che renderanno l’America più vulnerabile di quel che è. Noi – i democratici e il loro presidente – sappiamo che paese vogliamo e lo costruiremo insieme, “come un’unica famiglia americana”.

Torna lo spirito unitario, nella retorica obamiana, ma soprattutto sembra di sentire già nelle sue parole la risposta all’ultimo consiglio arrivato dai guru. Il suggerimento arriva dall’ambiente clintoniano, che ha spesso rapporti conflittuali con gli obamiani, ma se è una buona idea va comunque bene. Il senso di questo paper dei Democratic Corps è: caro Obama, non cercare di convincere gli americani che le cose andranno bene, tanto non ci credono e hanno pure ragione, piuttosto sii empatico, di’ che sarete insieme ad affrontare le difficoltà, tu sai cosa sono i sacrifici, e ne porterai il peso assieme agli americani.

Il sottotesto è chiaro: la ripresa non ci sarà, non entro novembre. E’ il motivo per cui anche nel quartier generale di Chicago stanno valutando le strategie alternative, perché bisogna parlare di economia ma non si possono fare promesse, si rischia un effetto boomerang. Meglio allora puntare sull’empatia e su quei segmenti della popolazione che sono obamiani e che sono cresciuti numericamente: quel che l’economia non può fare, lo farà la demografia.

S’inserisce in questo contesto anche l’ultima, furbissima mossa di Obama che ha cambiato la sua posizione sull’immigrazione e ha sospeso le deportazioni per i giovani immigrati clandestini, senza aspettare la decisione del Congresso: tanto il bipartismo è già morto, e i latinos sono molto più importanti delle ire dei deputati e dei senatori.

Il problema è come vendere il prodotto Obama, come dice puntuale l’ultima e colorata copertina di Bloomberg Businessweek, soprattutto a una middle class che, secondo gli ultimi dati della Federal Reserve (5), è tornata ai livelli di ricchezza e benessere del 1992, che è come dire che vent’anni di produzione, lavoro, investimento si sono vaporizzati. Gli obamiani provano a puntare sul secondo mandato, sulla possibilità di fare qualcosa di importante grazie ad altri 4 anni, ma pure lì le promesse sono vaghe, e il cambiamento sembra evaporato assieme alle certezze della middle class.